"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

27 giugno 2014

I cristiani in fuga dalle zone di guerra dell'Iraq


L'Iraq è ormai invivibile per i civili, soprattutto i cristiani, obiettivo delle violenze dei miliziani islamici. Cristiano Tinazzi ha raccolto la testimonianza di Assan che con la sua famiglia ha lasciato Mosul.
Assan è uno dei tanti profughi fuggiti da Mosul dopo che l’Isil, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, ha conquistato la città. In molti sono scappati verso zone ritenute più sicure come Bashiqa, una cittadina a maggioranza cristiana nel Governatorato di Ninive.
Quanti siete in famiglia?
In questa casa vivono tre famiglie provenienti da Mosul: ci sono mio padre e mia madre, mio fratello con la sua famiglia, e la mia. Siamo circa 11 persone in questa casa; con le mie zie arriviamo a 13 …
Che lavoro facevi a Mosul?
Mia moglie ed io siamo dottori. Mio padre, mia madre, mio fratello e sua moglie sono insegnanti.
Perché siete fuggiti?
Non fuggono solo gli sciiti, anche i cristiani; perché i cristiani sono i primi in cima alla lista dei perseguitati.
Avete ancora contatti a Mosul? Che cosa vi raccontano?
Ci hanno detto che sono state distrutte alcune statue cristiane. Abbiamo sentito che alcune case sono state occupate dagli attivisti dell’Isil.
In quali città sono fuggiti i cristiani?
Molte persone sono fuggite verso Karakosh, il centro a maggioranza cristiana in Iraq. Alcuni di loro vengono qui. Sa, in questo momento è una città sicura; non so se gli attivisti dell’Isil arriveranno anche qui, ma ci hanno detto che oggi è stata attaccata anche Karakosh ...
Pensate di andare all’estero?
Per noi è difficile lasciare l’Iraq: io ho un figlio piccolo, anche mio fratello. Noi tutti abbiamo paura per loro e per questo, per noi è molto difficile. Gli anziani, come mio padre e mia madre, non vogliono lasciare l’Iraq. Ma i figli hanno un futuro e noi non vogliamo rimanere rischiando di distruggere il loro futuro.
Cosa chiedete alle organizzazioni internazionali?
Non so se qui ci sia cibo, ma non è quello di cui abbiamo bisogno: abbiamo soltanto bisogno di un posto sicuro.