By MISNA
“Nella capitale si percepisce un clima di apprensione e di grande paura. Molti servizi pubblici sono bloccati e la circolazione è stata chiusa in alcune strade”: lo dice alla MISNA monsignor Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini, mentre giungono notizie di nuove conquiste per gli insorti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) e di scontri con l’esercito nella vicina provincia di Diyala.
“In realtà la ribellione è presente già da tempo a Baquuba, quindi non c’è da stupirsi per i combattimenti in corso” aggiunge monsignor Sleiman, chiedendo ai leader iracheni di “lavorare e assumersi le proprie responsabilità per il bene del paese e della gente”.
Nelle ultime ore gli insorti sono riusciti a prendere il controllo di altre località abbandonate dalle truppe regolari nella provincia di Diyala, in particolare le località di Saadiyah e Jalawla e alcuni villaggi dei monti Himrine, già terra di rifugio dei miliziani. Anche in quella zona si starebbero posizionando forze curde dei Peshermega, che hanno il controllo della città petrolifera di Kirkuk (nord). Questi sviluppi sul terreno hanno costretto alla fuga altri civili diretti verso Khanikin, nei pressi del confine con l’Iran. Inoltre dalle prime ore del giorno circolano informazioni relative a scontri tra l’Isil e l’esercito iracheno alle porte di Mouqdadiyah, 35 km a nord-ovest del capoluogo di Baquuba.
Sull’avanzata lampo degli insorti – che in pochi giorni hanno conquistato Mosul e la provincia di Ninive (nord), Tikrit e altre località della provincia di Salaheddine (nord), alcuni settori delle province di Diyala (est) e Kirkuk (nord) – l’arcivescovo di Baghdad riferisce alla MISNA che “purtroppo i militari non hanno fatto il loro dovere, non hanno combattuto”.Guardando alla storia recente dell’Iraq monsignor Sleiman fa notare che “la situazione creatasi in questi giorni è la conseguenza diretta di più fattori: da una parte le annose contraddizioni e problematiche degli iracheni che i dirigenti non riescono a risolvere, dall’altra il coinvolgimento diretto di alcuni paesi della regione impegnati negativamente anche in Egitto e in Siria e infine – conclude l’interlocutore della MISNA – le connivenze locali a vari livelli che hanno sfruttato il malessere dei sunniti, in particolare a Mosul, e stanno consentendo il successo di un’operazione militare ben organizzata, già da tempo”.
Intanto, “alla luce del deteriorasi della sicurezza”, gli Stati Uniti, che stanno valutando “tutte le opzioni per venire in aiuto dell’Iraq”, stanno procedendo all’evacuazione dei dipendenti di società statunitensi che lavorano per il governo di Baghdad nel settore della Difesa. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha deplorato il “disintegrarsi dell’esercito iracheno”, assicurando che la capitale è ben protetta e invitando il governo dello sciita Nouri al Maliki ad aprire un dialogo nazionale con le altre componenti della società, in particolare sunniti e curdi.