"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

23 giugno 2014

Iraq: vescovo Mosul, abbattuta statua Madonna, ma no minacce a cristiani


I jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) "hanno abbattuto la statua della Vergine Maria che si trovava sul cortile della chiesa dell'Immacolata dei caldei (a Mosul, ndr) assieme a tutte le altre statue e sculture della citta' in quanto la rappresentazione di esseri viventi e' contraria alla sharia islamica". Lo denuncia ad Aki-Adnkronos International l'arcivescovo dei cristiani caldei cattolici a Mosul, Emile Shamoun Nona. Secondo il religioso, la comunita' cristiana della citta' "non ha ricevuto a oggi alcuna minaccia da parte dei gruppi armati che ne hanno preso il controllo" dieci giorni fa circa.
Nona sottolinea quindi che la situazione a Mosul "e' estremamente critica a causa della mancanza dei servizi" come l'acqua e l'elettricita', denunciando anche una "grave carenza di combustibili" di cui Mosul "si riforniva dalla raffineria di Baiji", teatro di violenti scontri nei giorni scorsi. "Da quando la citta' e' caduta nelle mani dei gruppi armati - precisa - non ci arriva piu' niente da li'".
"Le derrate alimentari e gli altri prodotti di prima necessita' ci arrivano dalle organizzazioni umanitarie che aiutano noi e le centiania di famiglie sfollate che ospitiamo nei nostri villaggi", aggiunge Nona, mettendo in evidenza che "il vero problema di Mosul e' la mancanza di un'autorita' ufficiale cui potersi rivolgere come interlocutore. Noi non sappiamo chi e' che detiene il controllo - evidenzia - sappiamo soltando che si tratta di gruppi armati, tra cui l'Isil". Quanto alle forze del governo centrale di Baghdad, Nona conferma che "si stanno ritirando da tutte le regioni e la cosa imbarazzante di tutto questo e' che a volte lo fanno anche in assenza di scontri o minacce, come e' accaduto a Treibil, vicino al confine con la Giordania".