By SIR
“I cristiani non sopportano di essere assimilati ai Crociati del Medio Evo e agli occupanti americani di oggi. Dopo il 2003 tutti pensavano che la legge tornasse a governare l’Iraq nell’uguaglianza del diritto e dei doveri. Purtroppo non è andata così. Oggi i cristiani sono facile preda di ogni genere di vessazione”.
La denuncia è di mons. Georges Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico di Mosul (Iraq), che oggi ha partecipato all’incontro della Comunità di Sant’Egidio, “Agenda della convivenza: cristiani e musulmani per un futuro insieme”. L’arcivescovo, che qualche anno fa ha vissuto sulla sua pelle il dramma del rapimento, ha ricordato alcune delle restrizioni subite dalla minoranza cristiana: “minori di genitori passati all’Islam sono obbligati alla conversione, terreni dei cristiani dati a musulmani, chiusura di negozi dei cristiani, restrizioni croniche che alimentano l’esasperazione e la frustrazione della minoranza cristiana”. Nonostante ciò, ha aggiunto, “il dialogo non deve fermarsi. Cristiani e musulmani sono chiamati a coabitare e riprendere il cammino per ricostruire il Paese. Abbiamo molti amici musulmani risoluti a creare un Iraq moderno, pluralista, rispettoso del diritto”. “Spingere i cristiani fuori dall’Iraq – ha concluso – è un grave errore non solo per i cristiani ma soprattutto per i musulmani e per il Paese”.
“I cristiani non sopportano di essere assimilati ai Crociati del Medio Evo e agli occupanti americani di oggi. Dopo il 2003 tutti pensavano che la legge tornasse a governare l’Iraq nell’uguaglianza del diritto e dei doveri. Purtroppo non è andata così. Oggi i cristiani sono facile preda di ogni genere di vessazione”.
La denuncia è di mons. Georges Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico di Mosul (Iraq), che oggi ha partecipato all’incontro della Comunità di Sant’Egidio, “Agenda della convivenza: cristiani e musulmani per un futuro insieme”. L’arcivescovo, che qualche anno fa ha vissuto sulla sua pelle il dramma del rapimento, ha ricordato alcune delle restrizioni subite dalla minoranza cristiana: “minori di genitori passati all’Islam sono obbligati alla conversione, terreni dei cristiani dati a musulmani, chiusura di negozi dei cristiani, restrizioni croniche che alimentano l’esasperazione e la frustrazione della minoranza cristiana”. Nonostante ciò, ha aggiunto, “il dialogo non deve fermarsi. Cristiani e musulmani sono chiamati a coabitare e riprendere il cammino per ricostruire il Paese. Abbiamo molti amici musulmani risoluti a creare un Iraq moderno, pluralista, rispettoso del diritto”. “Spingere i cristiani fuori dall’Iraq – ha concluso – è un grave errore non solo per i cristiani ma soprattutto per i musulmani e per il Paese”.