"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

20 febbraio 2011

Proteste in Iraq. Si infiamma anche il Kurdistan mentre il governo centrale promette riforme.

By Baghdadhope*

Mentre la tensione in tutto l'Iraq aumenta con manifestazioni di protesta da Baghdad a Sulemaniya, da Falluja a Nassiriya, i due governi che convivono nel paese, quello centrale e quello curdo, sembrano sempre più alle strette con l'avvicinarsi del 25 febbraio e della grande manifestazione prevista in Piazza Tahrir a Baghdad.
Tanto alle strette da ricorrere al vecchio trucco di tentare di "spostare" la responsabilità di ciò che sta succedendo all'esterno. Masoud Barzani, ad esempio, ha parlato di "nemici del popolo curdo che mirano a creare il caos ed a seminare discordia" per spiegare ciò che negli ultimi giorni è successo nella fino ad ora quasi pacifica regione autonoma del Kurdistan iracheno. Specialmente a Sulemaniya dove l'uccisione di alcuni dimostranti ha dato il via ad una serie di proteste che hanno portato il governo regionale curdo a dispiegare in città centinaia e forse migliaia di peshmerga la cui presenza è fortemente avversata dagli studenti universitari che ne chiedono la cacciata. Sempre a Sulemaniya, dove è in vigore il coprifuoco notturno, i sostenitori del gruppo di opposizione al governo curdo "Movement for Democratic Change" hanno circondato la sede del partito per difenderla da eventuali attacchi dopo quelli che hanno colpito le sedi di Erbil, dove l'edificio è stato incendiato, e di Dohuk, dove i sostenitori di Barzani sono riusciti solo ad ammainare la bandiera dello MDC prima che la polizia circondasse l'edificio.
Da canto suo anche il primo ministro iracheno Nuri al Maliki, proprio come Barzani, ha messo in guardia i dimostranti da possibili strumentalizzazioni delle proteste mentre il suo governo cerca di fare delle concessioni per fermare o almeno allentare il malcontento riconoscendo il diritto alla libertà di opinione ed espressione, sempre che la loro manifestazione non danneggi la cosa pubblica, promettendo di proteggere i dimostranti dai terroristi e dai sovversivi e di inviare propri rappresentanti a dialogare con i manifestanti e le organizzazioni civili per ascoltarne le richieste e riportarle agli uffici competenti e trovare un accordo sulle riforme che, afferma il governo, riguarderanno l'aumento delle razioni alimentari per i bisognosi, l'aumento dei servizi, la lotta alla disoccupazione e la promozione delle uguali opportunità per tutti i cittadini.