"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

1 febbraio 2011

In Iraq sorgeranno due “simboli di speranza”

By ZENIT

I progetti per la costruzione di un ospedale e di un'università vogliono essere “simboli di speranza” per i cristiani iracheni, aiutandoli a costruirsi un futuro lontano dalla violenza e dalle intimidazioni che hanno costretto tanti fedeli a fuggire dal Paese.
Le due iniziative, ricorda l'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), sorgeranno ad Ankawa, un sobborgo del capoluogo curdo Erbil. Questo lunedì, il Governo regionale ha garantito il dono di due appezzamenti di terreno su cui costruire le strutture.
Il sito di 30.000 metri quadri per l'università è vicino al lotto di 8.000 metri quadri destinato a ospitare l'ospedale, che avrà 100 posti letto e 8 sale operatorie.
Annunciando i due progetti ad ACS, l'Arcivescovo Bashar Warda di Erbil ha affermato che forniranno posti di lavoro, formazione e altre opportunità a migliaia di cristiani che si riversano nel relativamente sicuro Kurdistan, lontano dalla violenza religiosa che colpisce soprattutto Baghdad e Mosul.
“I progetti che abbiamo sviluppato negli ultimi mesi sono simboli di speranza per la presenza cristiana nel nostro Paese”, ha detto il presule dopo un incontro del comitato di clero e laici per discutere delle due iniziative.
Il progetto di realizzarle, ha aggiunto, è emerso in risposta alla crescente consapevolezza del fatto che tra i tanti cristiani affluiti nella zona ci sono molte persone con qualifiche professionali, soprattutto nel settore dell'istruzione e in quello medico.
“La gente che arriva qui da zone violente riceve il dono di una relativa sicurezza”, ha detto l'Arcivescovo Warda. “Sono loro stessi a voler offrire i propri servizi in una zona che non può far fronte alle richieste di una popolazione crescente”.
In questo modo, si scoraggerà anche un ulteriore esodo di cristiani dall'Iraq.
Anche se sia l'ospedale che l'università saranno gestiti dalla Chiesa e di proprietà dell'Arcidiocesi di Erbil, il presule ha sottolineato che apriranno le proprie porte a chiunque, indipendentemente dalle differenze religiose e politiche.
Prima che i lavori di costruzione possano iniziare, ha aggiunto, sarà necessaria una campagna di raccolta fondi. Per questo, spera nella generosità dei Governi occidentali, delle organizzazioni caritative e di altre ONG.
Allo stesso modo, ha aggiunto di confidare in consigli e sostegno da parte di chi gestisce progetti simili ovunque in Medio Oriente, come l'Università dello Spirito Santo a Kaslik, in Libano, fondata dai cattolici maroniti nel 1961.
Se tutto andrò come previsto, ha concluso, l'ospedale e l'università potrebbero aprire tra due anni.