By SIR
In vista del prossimo consiglio dei ministri degli affari esteri dell’Unione Europea che si terrà a Bruxelles il prossimo 21 febbraio, le Chiese europee si attendono un “esplicito riferimento” ai cristiani perseguitati nel mondo dimostrando che “la libertà religiosa è una questione che sta a cuore all’Europa”.
Lo ha detto padre Duarte da Cunha, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), in un’intervista rilasciata a SIREuropa (clicca qui) alla vigilia dell’incontro del comitato congiunto del Ccee e della Kek che si terrà a Belgrado dal 17 al 20 febbraio sul tema dell’identità nazionale e dell’integrazione europea.
Si parlerà anche di libertà religiosa. Il 31 gennaio scorso all’ultimo incontro dei 27 ministri degli esteri dell’Unione europea era mancato l’accordo su una dichiarazione congiunta di “condanna delle persecuzioni religiose”.
“Speriamo – dice padre Duarte da Cunha - che il 21 febbraio nell’agenda del lavoro, la signora Katherine Ashton metta la continuazione della riflessione del 31 gennaio per cercare di arrivare finalmente ad una decisione. Non vogliamo che l’Unione Europea o che il Consiglio dei ministri esteri arrivino ad una nuova dichiarazione. Il Consiglio d’Europa e il Parlamento Europeo già si sono espressi in maniera molto forte”.
“Quello che chiediamo – spiega padre da Cunha - è che si prenda delle decisioni, volte per esempio a monitorare le situazioni dei cristiani nel mondo e che questa verifica possa e debba diventare un elemento che sia tenuto in conto nella politica economica e nei rapporti tra gli Stati. Che sia chiaro cioè che la libertà religiosa è una questione che sta a cuore all’Europa, che non sia secondaria rispetto al fattore economico. E’ chiaro che ci stanno a cuore gli uomini e le donne di tutte le religioni, ma la cosa che chiediamo è che ci sia un riferimento esplicito ai cristiani perché sono quelli che stanno soffrendo di più, sono vittime delle persecuzioni più visibili. Basta pensare all’Iraq dove i cristiani sono costretti a fuggire dal paese perché cristiani. L’Unione Europa ne deve essere consapevole”.