"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

21 febbraio 2011

Proteste in Iraq. Il governo assicura protezione e parla di "infiltrazioni esterne" ma la pressione sale in attesa della manifestazione di venerdì.

By Baghdadhope*

Il parlamento iracheno ha approvato il bilancio relativo all'anno in corso per la cifra di 82.6 miliardi di dollari una parte dei quali secondo il suo portavoce,
Osama Al Nujaifi, sarà destinato al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini con investimenti nei settori dell'istruzione e dell'agricoltura, del sistema di distribuzione di generi di prima necessità agli strati bisognosi della popolazione che ora ammontano a soli 12 dollari mensili pro capite in farina, olio, riso e zucchero, a maggiori trasferimenti di risorse ai diversi governatorati, alla costruzione di nuove abitazioni ed all'aumento di produzione e distribuzione dell'energia elettrica.
Queste misure promesse dovrebbero andare di pari passo a quelle relative ai tagli degli stipendi delle più alte cariche dello stato e dei parlamentari, ed a quella che prevederebbe il ritiro della fiducia ai ministri che non portano a compimento almeno il 75% dei compiti loro affidati.
Subito dopo l'approvazione del bilancio il parlamento ha chiuso i battenti per una settimana per permettere ai suoi membri di recarsi nelle proprie zone di origine per ascoltare le proteste del popolo e cercare le soluzioni ai problemi a fianco delle organizzazioni non governative ed alle istituzioni locali.
Il governo ha inoltre autorizzato il segretariato generale del consiglio dei ministri a preparare una proposta di legge che sospenda la decisione del dicembre 2010 circa le tasse sulle importazioni che sarebbe dovuta entrare in vigore il prossimo 6 marzo e che risale ancora alle decisioni prese nel 2003 dalla Coalition Provitional Authority americana che nel giugno 2003 la sospese completamente e nel settembre dello stesso anno la portò al 5% per tutti i beni tranne quelli alimentari, i libri, i farmaci, il vestiario ed i prodotti relativi all'assistenza umanitaria nella ricostruzione del paese.
La decisione di rivedere i tassi imposti dalla CPA se da una parte è stata spiegata dal governo iracheno con la necessità di proteggere ed incentivare la produzione nazionale d'altra parte però sarebbe stata destinata, come è ovvio, a fare lievitare i prezzi ed a causare quindi ulteriori disagi alla popolazione proprio la prima volta in cui tutti i settori della società, indipendentemente da etnia, religione o appartenenza politica sono decisi a lottare insieme per i propri diritti.

Sul fronte delle proteste intanto continua a salire la tensione nella città di Sulemaniya, nella regione autonoma del Kurdistan, dove la folla che contestava il governo del Kurdistan Democratic Party di Masoud Barzani è stata respinta dalle forze di sicurezza con il tragico risultato di decine di feriti tra manifestanti e forze dell'ordine e la morte di un ragazzo di soli 17 anni.
Sempre a Sulemaniya nella notte di domenica una cinquantina di uomini armati e vestiti con uniformi militari hanno attaccato la sede delle neonata televisione NRT ferendo una gurdia e dando fuoco all'edificio. La NRT aveva iniziato le sue trasmissioni solo il 17 febbraio trasmettendo le immagini delle proteste degli ultimi giorni e della loro repressione.
Scontri si sono avuti anche nella cittadina di Halabja, a sud est di Sulemaniya dove i dimostranti hanno lanciato pietre contro la sede del Kurdistan Democratic Party e sono stati allontananti dalle forze di sicurezza che hanno sparato in aria.
Domani, secondo fonti curde di Baghdadhope a Kirkuk, ci sarà una manifestazione in città per la libertà di stampa e di espressione che riunirà cittadini ed appartenenti ad NGO locali nell'area dell'antica cittadella.
A Baghdad, nel frattempo, un gruppo di dimostranti a favore delle riforme è stato attaccato ieri sera dopo l'inizio del coprifuoco notturno da un gruppo di uomini armati di bastoni e coltelli. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni alla Deutsche Welle ed al quotidiano iracheno Al Aalem, i dimostranti, molti dei quali provenienti da diversi governatorati ed in piazza per chiedere che il governo li ricompensi dei danni subiti negli anni passati, si erano accampati per passare la notte a Piazza Tahrir in un presidio che dura ormai da cinque giorni quando gli assalitori sarebbero arrivati a bordo di veicoli appartenenti al ministero degli interni (secondo altri testimoni a bordo di potenti auto tedesche) mentre i soldati dipendenti dal ministero della difesa a guardia della piazza se ne erano allontanati qualche minuto prima. Sempre secondo alcuni testimoni il bilancio dell'attacco sarebbe di un morto ed otto feriti tra i dimostranti.
In previsione della manifestazione indetta per le 12.30 di venerdì 25 febbraio intanto il primo ministro iracheno, Nuri al Maliki, ha messo in guardia i dimostranti su possibili attacchi che potrebbero essere compiuti da terroristi travestiti da soldati o da forza di polizia, un'eventualità che, sebbene non escludibile, è rigettata da alcuni attivisti che la considerano solo una tattica per impaurire i dimostranti e diminuirne così il numero, mentre il comandante delle operazioni di Baghdad, maggior generale Qassim Atta, ha dichiarato che le forze di sicurezza proteggeranno i dimostranti da possibili infiltrazioni invitandoli però la tempo stesso a non coinvolgere nelle proteste gli edifici governativi e le banche.
Che la tensione stia salendo nel paese è dimostrato non solo dai sempre più frequenti assembramenti di dimostranti a Baghdad e nel resto del paese ma anche dai provvedimenti che le istituzioni stanno prendendo in vista del 25 febbraio. Nel governatorato di Babil, nel centro dell'Iraq, ad esempio, i documenti sensibili riguardo l'amministrazione sarebbero stati trasferiti in luoghi sicuri in previsioni di possibili irruzioni dei manifestanti negli edifici pubblici.