"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

24 febbraio 2011

Iraq: Mons. Warduni (Baghdad) "Molte buone ragioni per protestare"

By SIR

"Sulla manifestazione di domani non ci sono conferme. Alcuni affermano che gli iracheni scenderanno in piazza Tahrir, la più grande di Baghdad, per chiedere lavoro, riforme, servizi e protestare contro la corruzione, altri, invece, ritengono che sia meglio attendere qualche mese le mosse del Governo. Pare che il fronte non sia così unitario, ma ci sono molte buone ragioni per protestare”.
E’ quanto dichiara al SIR il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, in relazione alla grande manifestazione di domani che dovrebbe portare in piazza decine di migliaia di persone sulla scia delle proteste in atto in diversi Paesi dell’area mediorientale e nordafricana. E’ di oggi, poi, un appello a non manifestare del premier Nouri al Maliki. Alla manifestazione, secondo il vicario, dovrebbero “partecipare anche i cristiani che in questo modo intendono far sentire la loro voce. Da soli, infatti, non hanno nessuna speranza di essere ascoltati, non abbiamo nessuna speranza”.
Mons. Warduni non esprime giudizi politici sulle proteste, tuttavia, ribadisce con chiarezza che ci sono “gravi motivi per manifestare, per chiedere servizi maggiori, infrastrutture, lavoro, lotta alla corruzione. Gli ospedali e scuole sono al collasso, non ci sono telefoni, acqua, oggi abbiamo solo 4 ore di energia elettrica erogata. Cosa abbiamo fatto per meritare tutto ciò? Gli iracheni hanno ragione a protestare. Vivono in un Paese ricchissimo di risorse ma reso poverissimo. A fronte di questa grave situazione i parlamentari hanno dei ricchi stipendi. Un vero affronto vista la situazione tragica in cui versa il popolo. Basta chiedere agli occupanti americani come sta l’Iraq. Speriamo solo in un miracolo ormai”. A conferma delle parole del vescovo caldeo sono le retribuzioni dei parlamentari iracheni diffuse da molti media: poco meno di 23 mila dollari al mese. Per fare un confronto un impiegato statale percepisce circa 600 dollari al mese.
Una conferma alle parole di mons. Warduni giunge da diverse fonti giornalistiche irachene straniere, riportate dal sito Baghdahope, per le quali Hazim al-Araji, uno dei deputati sadristi del parlamento iracheno avrebbe dichiarato che la loro guida, lo sciita Moqtada Al Sadr, improvvisamente tornato a Najaf dall'Iran, pur sostenendo le richieste dei cittadini, non appoggia la manifestazione di domani ma invita piuttosto a posporre ogni forma di contestazione per sei mesi per dare il tempo al recentissimo governo di lavorare per il miglioramento della situazione economica e dei servizi mentre nel corso di un referendum informale previsto per il 28 di febbraio in tutte le sedi del movimento di Al Sadr - Kurdistan incluso - ai cittadini verrà chiesto un parere sull’azione del Governo nel campo dei servizi pubblici e se sarebbero disposti a protestare di nuovo tra sei mesi se per quella data non si fosse assistito a nessun effettivo cambiamento. Appare, pertanto, evidente il rischio che la manifestazione di domani possa connotarsi come uno scontro tra sciiti e sunniti.