"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

2 marzo 2009

Tareq Aziz. Mons.Faraj Raho. Mosul. Dora-Baghdad. Sarkis Aghajan.

By Baghdadhope

Sono molte le notizie che direttamente o indirettamente hanno riguardato gli iracheni cristiani in questi ultimi giorni.
La più nota è quella che riporta il proscioglimento di Tareq Aziz, l’ex vice primo ministro e ministro degli esteri del regime di Saddam Hussein, dall’accusa di avere attivamente partecipato alla repressione che, all’indomani dell’uccisione del Grand Ayatollah Sayyed Muhammad Sadiq al-Sadr (padre dell’ormai non meno famoso clerico Muqtada Al Sadr) e di due dei sei figli nel febbraio 1999, fu attuata nei confronti della popolazione sciita che era insorta nelle province meridionali di Missan, Samawa e Bassora, ma anche nella capitale stessa in quella che all’epoca si chiamava Saddam City e che subito dopo la caduta del regime è stata ribattezzata proprio Sadr City.
Come ha riferito l’agenzia irachena
Awzat Al Iraq Tareq Aziz è stato prosciolto con altri tre accusati dello stesso crimine, mentre altri due sono stati condannati all’ergastolo e tre alla pena capitale. Il proscioglimento dall’accusa di avere avuto un ruolo nei fatti del “venerdì di preghiera” come la repressione viene chiamata a memoria del fatto che in due moschee a Saddam City – la al-Mohsin Mosque e la al-Hikma Mosque – furono molte le sue vittime, non è certo che porterà però alla scarcerazione di Tareq Aziz che rimane coinvolto in altri processi. Secondo Al Jazeera egli dovrà rispondere dell’accusa di coinvolgimento nell’uccisione, nel 1992, di 42 commercianti accusati di avere speculato sui prezzi del cibo nell’Iraq già colpito dall’embargo, sentenza che, come riportato dall’agenzia AFP ci sarà a giorni, l’11 di marzo. AFP che qualche giorno fa citava anche il coinvolgimento di Aziz nel processo intentato contro 16 alti esponenti dell’ex regime per la campagna di violenza contro i curdi di fede sciita negli anni 80.
Per ora comunque la notizia del proscioglimento almeno da un’accusa ha suscitato i commenti positivi di alcuni esponenti della chiesa caldea di cui Aziz fa parte.
Così Mons. Shleimun Warduni, vicario patriarcale caldeo, ha dichiarato al
SIR che tale decisione è prova dell’avviarsi del paese verso lo stato di diritto che non si fa guidare dallo spirito di vendetta e da pressioni, ed ha escluso che il processo contro Aziz fosse dovuto al suo essere cristiano ma solo in quanto “gerarca del vecchio regime.” Ed ancora Mons. Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede, sempre al SIR ha definito la decisione rivelatrice dell’indipendenza del tribunale – peraltro da tutti sempre invece definito dipendente dal controllo americano e di altre entità politiche, vuoi l’Iran vuoi il Kurdistan, nei precedenti casi di condanna degli imputati - ed un “segno di fiducia per il popolo”. Fiducia “negli iracheni”, ha aggiunto Mons. Najim, segnata anche dall’annunciato ritiro delle truppe americane fatto dal presidente Obama qualche giorno fa, un ritiro che come lo stesso Mons. Najim aveva dichiarato sabato a Radiovaticana se da una parte è giusto da un’altra non lo è perché “oggi l’Iraq non ha una forza capace di difendere il popolo iracheno, perché si tratta di un esercito debole, che non è ancora attrezzato, non è capace di dirigere militarmente questo Paese.” E perché “… abbiamo bisogno di una riconciliazione tra le sezioni politiche che possano creare un esercito che guardi l’interesse del popolo iracheno.” Una riconciliazione che appare in salita se, come ha riportato oggi il New York Times, è vero che Liqa Jaffar al-Yassin, membro del parlamento iracheno e del movimento guidato da Muqtada Al Sadr ha commentato il verdetto di oggi come una “decisione che svaluta il sangue del Sadristi,”

Un’altra notizia è che sabato 28 febbraio nella chiesa caldea della Vergine Maria è stata celebrata una messa in ricordo di Mons. Faraj P. Raho che, rapito quello stesso giorno nel 2008 fu ritrovato cadavere il 13 marzo a Mosul. La cerimonia, cui hanno assistito qualche decina di fedeli, è stata celebrata nella chiesa della Vergine Maria a Baghdad dal vicario patriarcale caldeo Mons. Shleimun Warduni, dallo stesso Patriarca caldeo Cardinale Mar Emmanuel III Delly e da Padre Mushtaq Zanbaqa.
Sempre a proposito del compianto Mons. Raho, Padre Amer Youkhanna, sacerdote caldeo della diocesi di Mosul, ha comunicato a Baghdadhope che il corpo del vescovo, ora seppellito a Karamles verrà translato a Mosul in questo mese. Nel suo testamento Mons. Raho aveva infatti espresso chiaramente il desiderio di essere seppellito nella chiesa di San Paolo, da lui fondata quando era ancora sacerdote a Mosul, e precisamente nella parte destra della chiesa, là dove siede il coro di giovani da lui tanto amato. I preparativi per la translazione e la cerimonia, che comprenderà anche la sistemazione di alcuni oggetti e paramenti appartenuti al vescovo, sono attualmente in corso.

A Mosul, intanto, stanno lentamente tornando alcune delle famiglie cristiane che lo scorso ottobre l'avevano precipitosamente abbandonata a causa dell’ondata di violenza che stava colpendo la comunità e che alla fine costò la vita a 14 persone. A dichiararlo ad
Awzat Al Iraq ed a quantificare in 88 quelle tornate nell’ultima settimana è stato il sacerdote caldeo Padre Ameel Al Qoshi che ha dichiarato che “queste famiglie sono tornate dal distretto di Al Qosh” dove avevano trovato rifugio e sistemazione.

Questo segno di speranza che conferma quanto dichiarato al
SIR da Mons. Warduni: “La situazione interna irachena sta migliorando” trova prova nella riapertura a Baghdad della chiesa Assira dell’Est del Beato Mar Zaiya che da due anni era chiusa perché sita nell’allora pericolosissimo quartiere di Dora/Al Mekanic. La cerimonia di riapertura della chiesa, allietata dalla presenza di molti fedeli, del coro della chiesa di Mar Qardagh Martire e dei diaconi Albert, Sargon, Akram e Benham, è stata celebrata da diversi sacerdoti della chiesa Assira dell’Est: Padre Yousef Kiurkis ( Vergine Maria), Padre Auraha Dinkha (Beato Mar Zaiya), Padre Yoshia Luay (Beato Mar Audisho – Garage Amane), Padre Aukun Kormiz ( Profeta Mar Mari -Hay Al Amin) e Padre Shmuel Athniel (Mar Qardagh Martire – Camp al Kaylani)

Un’altra notizia degli ultimi giorni è quella della visita in Vaticano di Masoud Barzani, presidente del Governo Regionale Curdo che il 27 è stato ricevuto da Papa Benedetto XVI a cui ha rivolto un invito a visitare il Kurdistan. La notizia, annunciata da
Radiovaticana con una nota molto stringata: "Masud Barazani, presidente della Regione Autonoma del Kurdistan Iracheno accompagnato da un seguito" non ha trovato molta eco né in Italia né in Iraq. Eppure qualcosa di interessante, almeno per gli iracheni cristiani, in essa c’era. Chi faceva parte di quel seguito? Come è logico Albert Yelda, ambasciatore iracheno presso la Santa Sede che è di fede cristiana, ma anche Sarkis Aghajan ministro delle finanze del governo regionale curdo che dallo scorso ottobre, quando si mostrò alle telecamere nell'atto di accogliere e confortare i cristiani che avevano precipitosamente lasciato Mosul a causa delle violenze che avevano colpito la comunità e che in meno di un mese avevano causato 14 morti, era letteralmente "sparito" dalle scene.
Una sparizione che in questi mesi aveva suscitato mille domande e mille ipotesi. Malato di leucemia in cura in Iran, in Europa, in Austria; silurato dal Governo Regionale Curdo che dopo averlo usato per "spingere" tra i cristiani l'idea della Piana di Ninive annessa al territorio curdo come unica soluzione possibile di sopravvivenza per la martoriata comunità non aveva gradito l'insuccesso nell'impresa, o perché non in grado di rispondere al parlamento curdo unificato di cospicue somme elargite a piene mani in modo troppo disinvolto; addirittura avvelenato.
Le foto che
Ishtar TV ha pubblicato di Sarkis Aghajan alla sinistra di papa Benedetto XVI mettono fine alle ipotesi: colui il cui nome “rimarrà scolpito nei cuori della comunità cristiana” (Mar Emmanuel III Delly) è vivo e probabilmente pronto a tornare in Kurdistan in tempo per le elezioni che il prossimo 19 maggio rinnoveranno il parlamento. Intanto si gode la vittoria nelle scorse elezioni provinciali del 31 gennaio della lista da lui sponsorizzata, quella Ishtar Slate che ha conquistato il seggio riservato ai cristiani sia a Mosul che a Baghdad (in tutto i seggi sono tre compreso quello di Bassora).
E si gode anche l’essere finalmente a Roma, lui, che nell’agosto del 2006 si è visto consegnare dal Patriarca della Chiesa Caldea (prima tra le
altre chiese irachene che ne hanno seguito l’esempio) Mar Emmanuel III Delly a nome del Santo Padre Benedetto XVI l’onorificenza dell’ordine di San Gregorio Magno a riconoscenza della sua generosità verso la comunità cristiana.
Per ora, quindi, un mistero è risolto. Da capire ancora però è che ruolo abbia – oltre a quello di benefattore e protettore dei cristiani, ufficialmente Sarkis Aghajan. Il sito della Kurdistan Region Presidency nel riportare la
notizia della visita in Vaticano lo ha definito “Ministro delle Finanze del Governo Regionale Curdo”ma il sito dello stesso Governo Regionale Curdo non lo cita come membro del gabinetto unificato in carica dal 7 maggio del 2006 ma solo come vice primo ministro e Ministro delle finanze e dell’Economia del 4° gabinetto in carica dal 1999 al 2006.
Davvero un personaggio misterioso.