By Baghdadhope
Ogni anno nel periodo quaresimale la branca austriaca dell’associazione Christian Solidarity International organizza una marcia silenziosa per i cristiani perseguitati, ed ogni anno ospita un rappresentante religioso di un paese cui dare particolare attenzione.
Quest’anno, il 27 marzo, la marcia cui hanno partecipato circa 800 persone e che si è conclusa nella centralissima cattedrale di Vienna dedicata a Santo Stefano ha avuto come ospite Mons. Louis Sako, Arcivescovo caldeo di Kirkuk.
Mons. Sako, arrivato in Austria grazie anche agli inviti di Aid to the Church in Need e Pro Oriente, riferendosi alla sorte degli iracheni cristiani, ha parlato chiaramente di “tragedia”.
Quest’anno, il 27 marzo, la marcia cui hanno partecipato circa 800 persone e che si è conclusa nella centralissima cattedrale di Vienna dedicata a Santo Stefano ha avuto come ospite Mons. Louis Sako, Arcivescovo caldeo di Kirkuk.
Mons. Sako, arrivato in Austria grazie anche agli inviti di Aid to the Church in Need e Pro Oriente, riferendosi alla sorte degli iracheni cristiani, ha parlato chiaramente di “tragedia”.
2/3 della popolazione cristiana irachena ha lasciato il paese, circa 750 cristiani sono stati uccisi, ha riferito il vescovo che ha puntualizzato come la situazione per la comunità si sia invertita con la caduta del regime: “prima avevamo sicurezza ma non libertà, ora è il contrario.”
Pur ammettendo che la situazione è migliorata a Baghdad e Bassora il vescovo ha precisato come invece essa sia ancora critica a Mosul a causa della presenza di gruppi Wahabiti, una corrente teologica radicale dell’Islam sunnita che in Arabia Saudita è ideologia di stato: “I fondamentalisti vogliono stabilire uno stato islamico” ha dichiarato a Radiovaticana “e pensano che i cristiani siano stranieri”.
Ricordando che la presenza della comunità cristiana in Iraq risale a duemila anni fa Mons. Sako ha lamentato il non rispetto dei suoi diritti e la forte emigrazione che l’ha decimata causando la perdita di una parte della stessa cultura e storia del paese.
Ha inoltre suggerito, come riporta Derstandard, che il miglior sostegno agli iracheni cristiani può essere rappresentato dal visitarli, dal rendersi conto di persona delle condizioni in cui vivono. Un suggerimento che riprende l’appello lanciato a metà marzo da alcuni vescovi e sacerdoti iracheni (tra cui lo stesso Mons. Sako) che hanno invitato a proposito i religiosi cattolici americani.Alla marcia hanno partecipato il cardinale di Vienna, l’Arcivescovo Christoph Schönborn, Padre Ra’ad Washan Sawa che in Austria segue la comunità cattolica caldea, ed altri religiosi austriaci ed iracheni.
Pur ammettendo che la situazione è migliorata a Baghdad e Bassora il vescovo ha precisato come invece essa sia ancora critica a Mosul a causa della presenza di gruppi Wahabiti, una corrente teologica radicale dell’Islam sunnita che in Arabia Saudita è ideologia di stato: “I fondamentalisti vogliono stabilire uno stato islamico” ha dichiarato a Radiovaticana “e pensano che i cristiani siano stranieri”.
Ricordando che la presenza della comunità cristiana in Iraq risale a duemila anni fa Mons. Sako ha lamentato il non rispetto dei suoi diritti e la forte emigrazione che l’ha decimata causando la perdita di una parte della stessa cultura e storia del paese.
Ha inoltre suggerito, come riporta Derstandard, che il miglior sostegno agli iracheni cristiani può essere rappresentato dal visitarli, dal rendersi conto di persona delle condizioni in cui vivono. Un suggerimento che riprende l’appello lanciato a metà marzo da alcuni vescovi e sacerdoti iracheni (tra cui lo stesso Mons. Sako) che hanno invitato a proposito i religiosi cattolici americani.Alla marcia hanno partecipato il cardinale di Vienna, l’Arcivescovo Christoph Schönborn, Padre Ra’ad Washan Sawa che in Austria segue la comunità cattolica caldea, ed altri religiosi austriaci ed iracheni.