"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

2 aprile 2008

Cristiani iracheni: anche all’estero scendono in piazza

Fonte: AsiaNews

Arrivano anche in occidente le marce silenziose dei cristiani iracheni che chiedono giustizia per la persecuzione di cui sono vittime nella loro patria. Mentre tutti i giorni nei villaggi della Piana di Ninveh si continua a chiedere la verità sull’uccisione dell’arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Faraj Rahho, anche in Olanda, in Germania e in Canada gli emigrati iracheni scendono in piazza con striscioni e foto dei loro martiri. Alcuni manifestanti spiegano che ormai mons. Rahho è un “simbolo per tutti i cristiani” iracheni e non solo per la comunità caldea.
Intanto nel Paese dei due fiumi continuano quelli che sembrano veri e propri “omicidi mirati”, voluti per terrorizzare i cristiani e indurli alla fuga. Il 23 marzo, giorno di Pasqua, è morto in ospedale un giovane caldeo, Zahar Oshana, ricoverato dopo essere stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco mentre usciva dalla parrocchia di S. Elia a Baghdad.
Al di là del terrorismo, la popolazione in Iraq vuole il dialogo e la riconciliazione. Un segnale arriva da Mosul. A marzo gli studenti musulmani dell’università cittadina hanno distribuito in tutte le facoltà volantini con una poesia scritta in onore del vescovo ucciso. La notizia, diffusa da
Ankawa.com, parla di “versi contenenti sentimenti umani e sinceri per il martire Rahho”. Nel testo i giovani condannano anche la tragica situazione in cui versa Mosul, al 90 per cento nelle mani dell’estremismo sunnita.