Fonte: UNHCR Italia
Secondo i risultati di un sondaggio condotto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), il 95 percento dei rifugiati iracheni in Siria è fuggito dal proprio paese a causa di minacce dirette o delle condizioni di sicurezza difficili in tutto l’Iraq. Il sondaggio, per il quale sono stati interpellati quasi mille rifugiati iracheni, ha mostrato anche come solo il 4 percento preveda di far ritorno a breve in Iraq.L’ultimo Studio di Valutazione sui Rimpatri è stato eseguito per l’UNHCR in Siria dall’agenzia di ricerche di mercato IPSOS tra il 2 ed il 18 marzo. 994 rifugiati residenti a Damasco hanno risposto ai questionari IPSOS nei punti di registrazione e di distribuzione di beni alimentari dell’UNHCR, nei centri sociali di quartiere e nel corso di visite a domicilio degli operatori umanitari. L’86 percento dei rifugiati iracheni interpellati è registrato con l’UNHCR a fronte di un 14 percento che non lo ha ancora fatto. Il 95 percento afferma di essere fuggito dall’Iraq nel corso degli ultimi anni a causa di minacce dirette (65 percento) o delle condizioni di sicurezza difficili (30 percento). Il 2 percento circa ha lasciato l’Iraq prima del 2003; il 44 percento lo ha fatto tra il 2003 ed il 2006; il 54 percento dopo il 2006. Il 94 percento ha un permesso di soggiorno siriano in corso di validità.
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Il sondaggio mostra inoltre come solo 39 delle 994 persone che hanno risposto al questionario, ovvero il 4 percento, prevedono di far ritorno in Iraq a breve. Di queste 39 persone, il 31 percento pensa di farlo nei prossimi 12 mesi, mentre il restante 69 percento non ha ancora fissato una data per il ritorno. L’89,5 percento (890 su 994) non pensa di tornare in Iraq, mentre il 6,5 percento (65 su 994) non sa se lo farà.Dal sondaggio risalta il carattere estremamente poco statico di questa popolazione, di cui il 34 percento ha visitato l’Iraq una o due volte nel corso dell’ultimo anno. I rifugiati iracheni, inoltre, sono in contatto con le aree d’origine e con i loro concittadini che hanno scelto il rimpatrio volontario. Il 27 percento afferma di conoscere persone che sono già tornate in Iraq. Di questo 27 percento, il 62 percento è ancora in contatto con chi ha fatto ritorno ed il 77 percento ha potuto fornire informazioni riguardo al fatto che le condizioni in patria non sarebbero adeguate per una serie di ragioni.I rifugiati iracheni in Siria che non vogliono tornare nel proprio paese non lo vogliono fare per una serie di motivi: il 61 percento afferma di essere l’oggetto di minacce dirette in Iraq; il 29 percento cita le difficili condizioni di sicurezza; l’8 percento afferma che la propria casa è stata distrutta o è occupata da altre persone; l’1 percento non ha un lavoro in Iraq; un altro 1 percento dice di non avere più parenti nel paese.I risultati del sondaggio saranno disponibili sulla pagina web dedicata all’Iraq del sito internazionale dell’UNHCR (http://www.unhcr.org/cgi-bin/texis/vtx/iraq). Un altro sondaggio, per il quale sono state interpellati 400 rifugiati iracheni nel corso delle prime tre settimane di marzo, è stato svolto in Giordania. I risultati di questo sondaggio saranno pubblicati a breve. Gli iracheni costretti a fuggire a causa della crisi nel proprio paese sono 4,7 milioni. Più di 2 milioni di loro sono rifugiati e vivono nei paesi confinanti, perlopiù in Siria ed in Giordania. 2,7 milioni, invece, sono sfollati all’interno dell’Iraq. L’UNHCR ribadisce il proprio impegno ad identificare gli ostacoli che impediscono agli iracheni di far ritorno a casa in maniera sicura e dignitosa ed a lavorare con il governo iracheno affinché vengano attuate misure tese a superare questi ostacoli per far sì che il rimpatrio volontario possa essere possibile in futuro. A gennaio l’UNHCR ha lanciato un appello per la raccolta di 261 milioni di dollari per le operazioni a favore dei rifugiati e degli sfollati interni iracheni. Ad oggi l’Agenzia ha ricevuto poco meno della metà di questi fondi, che non saranno quindi sufficienti a coprire le spese nella seconda metà del 2008. Al 22 aprile i principali donatori per il programma Iraq dell’UNHCR erano gli Stati Uniti ($95,4 milioni), il Canada ($1,5 milioni) ed il Regno Unito ($6,2 milioni), cui si aggiungevano Germania, Svezia, Finlandia, Commissione Europea, Kuwait, Francia, Italia (292.000 $, dato pubbblicato nelle versioni inglese e francese, nota di Baghdadhope) ed i donatori privati in varie parti del mondo.