Gracias a María Isabel de "Temas de interés católicos" blogspot.
By Baghdadhope
Mentre ad Ankawa molte delle celebrazioni pasquali saranno cancellate o si svolgeranno in tono minore per il recente e gravissimo lutto che ha colpito la comunità irachena cristiana con la morte di Monsignor Faraj Paulus Rahho, c’è chi denuncia il fatto che l’unica possibilità di sopravvivenza per i cristiani della zona di Mosul, - “una culla del fondamentalismo fuori dal controllo del governo” sono le parole dell’Arcivescovo di Kirkuk, Monsignor Luis Sako – sia quella di nascondersi, ritornare alle catacombe come fu già nei primi secoli della nostra era.
A parlare così è Suha Rassam che a Londra dirige l’associazione caritatevole Iraqi Christians in Need. Parole non esagerate perchè confermate da chi in quella zona vive ed opera da cristiano, il domenicano Padre Najeeb Mikhail che in un’intervista a Compass Direct News ha dichiarato: “Potremmo chiudere le chiese a Mosul per proteggerci e dire a tutti che non accettaimo questa situazione, o possiamo tenere tutte le celebrazioni e forse saremo attaccati”
Il pericolo a Mosul non è cessato. Padre Mikhail riporta infatti i casi di un giovane ucciso in città, di una donna rapita a Bartella, e di un altro tentativo di rapimento terminato con il ricovero di un altro giovane cui i rapitori hanno sparato mentre fuggiva. Le cose non vanno meglio, come la morte di Monsignor Rahho ha ampiamente dimostrato, per i religiosi. E’ sempre Padre Mikhail infatti a denunciare che essi vengono continuamente spostati di sede per evitare che diventino bersagli.
In una tale situazione gli iracheni cristiani non sanno più come vivere, come comportarsi.
Ad iniziare dalle gerarchie religiose che, attribuendo gli eventi che colpiscono la comunità alla diffusa criminalità di una nazione praticamente ingovernata, e ricordando sempre quanto non solo i luoghi di culto cristiani, ma anche quelli islamici siano stati colpiti, ridimensionano il fenomeno da molti considerato persecutorio al semplice risultato della guerra che ha distrutto l’Iraq.
Nel caso di Monsignor Rahho era stato richiesto un riscatto e di conseguenza la semplice mano criminale non potrà mai essere esclusa. Ma come dobbiamo considerare la morte di Padre Ragheed Ghanni? Nessun riscatto fu chiesto per lui e per i tre suddiaconi che lo accompagnavano. Ci fu solo un brutale assassinio a sangue freddo. Criminali comuni?
In questi giorni fiumi di parole sono state spese a condanna del rapimento di Monsignor Rahho. Ma per quanto ancora l’opinione pubblica sarà interessata alle sorti degli iracheni cristiani? E poi, servono davvero le parole dei leaders? O la realtà è quella dipinta da Nuri Kino, uno scrittore assiro che da anni vive in Svezia: “Che importanza ha se il Papa condanna il rapimento? Agli assassini non importa un accidente di ciò che i leaders cristiani in occidente dicono e credono.”
Allora non resta che sperare che le parole di solidarietà e vicinanza diventino fatti. Che l’annuncio fatto mercoledì dal Ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, di voler concedere il rifugio a 500 iracheni cristiani perchè, ha affermato, se la Francia non lo rifiuterà ai musulmani è anche vero che nessun paese si sta facendo carico degli iracheni cristiani, sia vero.
Certo, una mossa del genere risulterà particolarmente sgradita a chi, nonostante tutto, sta cercando di evitare la fuga degli iracheni dall’Iraq nel nome della loro millenaria tradizione di vita e sopravvivenza in quel paese, ma altrettanto certamente se quell’annuncio risulterà vero saranno in molti a desiderare di ricostruirsi una vita in Francia, molti di quelli che ormai dicono: “Sono straniero a casa mia!” Perchè straniero per straniero ognuno di loro, come tutti nel mondo, vuole vivere libero, ma soprattutto vuole vivere.
Nel caso di Monsignor Rahho era stato richiesto un riscatto e di conseguenza la semplice mano criminale non potrà mai essere esclusa. Ma come dobbiamo considerare la morte di Padre Ragheed Ghanni? Nessun riscatto fu chiesto per lui e per i tre suddiaconi che lo accompagnavano. Ci fu solo un brutale assassinio a sangue freddo. Criminali comuni?
In questi giorni fiumi di parole sono state spese a condanna del rapimento di Monsignor Rahho. Ma per quanto ancora l’opinione pubblica sarà interessata alle sorti degli iracheni cristiani? E poi, servono davvero le parole dei leaders? O la realtà è quella dipinta da Nuri Kino, uno scrittore assiro che da anni vive in Svezia: “Che importanza ha se il Papa condanna il rapimento? Agli assassini non importa un accidente di ciò che i leaders cristiani in occidente dicono e credono.”
Allora non resta che sperare che le parole di solidarietà e vicinanza diventino fatti. Che l’annuncio fatto mercoledì dal Ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, di voler concedere il rifugio a 500 iracheni cristiani perchè, ha affermato, se la Francia non lo rifiuterà ai musulmani è anche vero che nessun paese si sta facendo carico degli iracheni cristiani, sia vero.
Certo, una mossa del genere risulterà particolarmente sgradita a chi, nonostante tutto, sta cercando di evitare la fuga degli iracheni dall’Iraq nel nome della loro millenaria tradizione di vita e sopravvivenza in quel paese, ma altrettanto certamente se quell’annuncio risulterà vero saranno in molti a desiderare di ricostruirsi una vita in Francia, molti di quelli che ormai dicono: “Sono straniero a casa mia!” Perchè straniero per straniero ognuno di loro, come tutti nel mondo, vuole vivere libero, ma soprattutto vuole vivere.
Ed allora, per loro: “Vive la France!”
Ma... l’Italia, che sta facendo?