Fonte: SIR
“Stiamo aspettando con ansia la liberazione di mons. Rahho. E’ malato ed ha bisogno di cure mediche e non può sopportare a lungo il sequestro. Ci attendiamo che il nostro appello venga ascoltato”. Il Nunzio apostolico, in Iraq e in Giordania, mons. Francis Chullikat torna a chiedere la liberazione dell’arcivescovo di Mosul rapito il 29 febbraio. “Non possiamo fare altro che pregare” dichiara al Sir il diplomatico della Santa Sede che invita “alla cautela circa la diffusione di notizie relative al riscatto e alle richieste dei rapitori poiché si potrebbe mettere a repentaglio la vita di mons. Rahho che è amico dei musulmani e lavora per la riconciliazione e la pace nel Paese e non per il conflitto. Bisogna insistere nel chiedere la sua liberazione”.
Mons. Chullikat giudica “triste che nessuno dei governi occidentali prenda posizione condannando questo atto e faccia un appello per la liberazione. Qui hanno molto influsso perché stanno dando ingenti somme per la ricostruzione del Paese. L’Unione europea, i singoli governi possono fare pressione sulle autorità locali perché tutti diano un contributo alla soluzione positiva della vicenda. E’ triste constatare anche come questa notizia non trovi spazio sulle pagine dei giornali: è il secondo vescovo rapito, dodici sacerdoti sequestrati, tre uccisi. Sono fatti che continuano accadere e penso che la comunità internazionale debba svegliarsi e prendere atto della situazione. Quando i diritti umani vengono violati non esistono frontiere”.
“Stiamo aspettando con ansia la liberazione di mons. Rahho. E’ malato ed ha bisogno di cure mediche e non può sopportare a lungo il sequestro. Ci attendiamo che il nostro appello venga ascoltato”. Il Nunzio apostolico, in Iraq e in Giordania, mons. Francis Chullikat torna a chiedere la liberazione dell’arcivescovo di Mosul rapito il 29 febbraio. “Non possiamo fare altro che pregare” dichiara al Sir il diplomatico della Santa Sede che invita “alla cautela circa la diffusione di notizie relative al riscatto e alle richieste dei rapitori poiché si potrebbe mettere a repentaglio la vita di mons. Rahho che è amico dei musulmani e lavora per la riconciliazione e la pace nel Paese e non per il conflitto. Bisogna insistere nel chiedere la sua liberazione”.
Mons. Chullikat giudica “triste che nessuno dei governi occidentali prenda posizione condannando questo atto e faccia un appello per la liberazione. Qui hanno molto influsso perché stanno dando ingenti somme per la ricostruzione del Paese. L’Unione europea, i singoli governi possono fare pressione sulle autorità locali perché tutti diano un contributo alla soluzione positiva della vicenda. E’ triste constatare anche come questa notizia non trovi spazio sulle pagine dei giornali: è il secondo vescovo rapito, dodici sacerdoti sequestrati, tre uccisi. Sono fatti che continuano accadere e penso che la comunità internazionale debba svegliarsi e prendere atto della situazione. Quando i diritti umani vengono violati non esistono frontiere”.