"L'Iraq è un paese ricco, non ha bisogno di soldi, ha tutto, anche la fede, è il paese di Abramo. Purtroppo il suo popolo continua a soffrire": lo ha detto il procuratore caldeo presso la Santa Sede, mons. Philip Najim, nel corso della messa, oggi a Roma, nella Basilica di santa Maria degli Angeli e dei Martiri, celebrata per l’arcivescovo di Mosul, mons. Paulos Faraj Rahho, rapito il 29 febbraio, e chiederne la liberazione.
"Tanti iracheni sono stati costretti a lasciare casa, affetti, lavoro - ha affermato Najim - il nostro Governo è debole preghiamo affinché Dio gli dia la forza di proteggere tutto il popolo". A questa preghiera, il procuratore ha poi aggiunto quella per i rapitori di mons. Rahho, che "il Signore illumini le loro menti e rilascino il nostro amato vescovo" e che possano chiedersi che "Chiesa hanno davanti se ci sono uomini che per essa danno la vita". Chiaro il riferimento ai tre giovani che erano con il vescovo al momento del sequestro e freddati con colpi di arma da fuoco.
"Noi cristiani non abbiamo armi per difenderci - ha proseguito mons. Najim - ma solo la fede e i credenti disposti a donare il sangue per la Chiesa irachena che è viva". "Il nostro Paese - ha concluso - ha bisogno di pace, è responsabilità di tutti, sciiti, sunniti, cristiani, curdi promuoverla attraverso la riconciliazione e l'amore reciproco. Lavoriamo allora per un Iraq forte ed unito, senza violenza, senza interessi di parte". Ad assistere al rito, caldeo in lingua aramaica, anche l'ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, Albert Edward Ismail Yelda e il procuratore dei siro-cattolici presso la Santa Sede. “Il governo iracheno – ha dichiarato al Sir l’ambasciatore - condanna con forza il rapimento ed è preoccupato per la condizione dei cristiani iracheni che considera una parte importante del popolo iracheno. Al tempo stesso sta facendo il possibile per ottenere il rilascio di mons. Rahho e sta lavorando per dare garanzie di sicurezza ai cristiani e alle chiese. La situazione è complicata ma il ministero dell’Interno è attivato”. Oggi in tutto l'Iraq sono state celebrate messe per mons. Rahho e i suoi tre giovani.