Fonte: Aid to the Church in Need
By John Pontifex
Tradotto da Baghdadhope
Un preminente arcivescovo iracheno ha ricevuto il sostegno da parte del presidente del paese di istituire un 'Consiglio dei cristiani' per affrontare le principali sfide che minacciano la sopravvivenza della Chiesa nella sua terra d’origine. Determinato a far rinascere la fiducia tra i cristiani dopo l’ondata di attacchi alle chiese in tutto il paese a gennaio, Monsignor Louis Sako sta mettendo a punto gli ultimi ritocchi per la creazione di un comitato di 30 membri che avrà il compito di aiutare i fedeli a garantire il loro futuro in Iraq.
Parlando dall’Iraq, in un'intervista con Aiuto alla Chiesa che Soffre, l’Arcivescovo Sako ha detto, come presidente di questo consiglio, di aver ricevuto pieno sostegno da parte del presidente dell’Iraq, Jalal Talabani. Con un mandato che copre Kirkuk, la città del nord dove Mons. Sako è Arcivescovo, il consiglio si presenta come ecumenico riunendo i rappresentanti di cinque principali confessioni cristiane - caldei, armeni, assiri, siro ortodossi e siro cattolici.
Suddiviso in comitati che hanno il compito di affrontare le questioni chiave, il consiglio esaminerà le relazioni sociali, culturali ed interreligiose, e sarà sostenuto da un ufficio stampa che promuoverà le sue iniziative e la partecipazione di gruppi esterni.
L’Arcivescovo Sako ha detto ad ACN: "Per troppo tempo i cristiani hanno lottato per far udire il proprio punto di vista nelle discussioni sui principali argomenti perché spesso non parlano con una sola voce." Il chierico caldeo, che ha discusso il progetto con il Presidente Talabani durante la sua visita a Kirkuk di due settimane fa, ha aggiunto: "Lo scopo principale è far sì che i cristiani abbiano un fronte unito.” "Se abbiamo delle richieste dobbiamo presentarle insieme. Non dovremmo essere separati e quindi deboli". L'Arcivescovo ha detto che la mancanza di unità ha aggravato il problema dei cristiani che vivono come una minoranza di sole 12000 persone in una città di un milione di abitanti, malgrado i cristiani nella regione siano aumentati per gli arrivi di persone in fuga dalla povertà e dalla persecuzione in altre parti del paese.
L’Arcivescovo Sako, che ha apertamente criticato il piano per creare un cosiddetto 'rifugio sicuro' per i cristiani iracheni nella Piana di Niniveh, al di fuori Mosul, ha detto che il consiglio affronterà i temi di attualità in modo da integrare il lavoro tra cattolici e ortodossi. L’Arcivescovo Sako ha inoltre dichiarato la temporaneità della sua carica presidenziale ed ha aggiunto che: "Il rischio è che i partiti politici non accettino tale consiglio. Che pensino che possiamo provare a sostituirli ma questo non è il nostro obiettivo. Il problema è che i cristiani non si sentono parte del processo politico - che le loro opinioni non vengono rappresentate come potrebbero essere.” "Sono stanchi. Si sentono senza speranza e delusi perché non sanno quanto tempo ci vorrà perchè la situazione si stabilizzi".
Successivi attacchi coordinati alle comunità della Chiesa - la più recente ai primi di gennaio, quando una dozzina o più di chiese sono state prese di mira - hanno indebolito la presenza cristiana nel paese, e secondo alcune stime almeno la metà dei cristiani sono fuggiti all'estero, portando il numero rimasto a meno di 600000 persone. Monsignor Sako ha aggiunto che avere un ruolo nel futuro del paese è la chiave per ricostruire la fiducia dei fedeli. "Abbiamo buone relazioni con tanti gruppi a Kirkuk. Essi apprezzano ciò che facciamo. Dobbiamo renderci conto che la nostra presenza non riguarda il nostro numero ma come ci comportiamo e ciò che diciamo." L'arcivescovo ha anche detto di sperare che il progetto abbia successo tanto da poter essere imitato nel resto del paese e portare alla creazione di un Consiglio nazionale dei cristiani.
Parlando dall’Iraq, in un'intervista con Aiuto alla Chiesa che Soffre, l’Arcivescovo Sako ha detto, come presidente di questo consiglio, di aver ricevuto pieno sostegno da parte del presidente dell’Iraq, Jalal Talabani. Con un mandato che copre Kirkuk, la città del nord dove Mons. Sako è Arcivescovo, il consiglio si presenta come ecumenico riunendo i rappresentanti di cinque principali confessioni cristiane - caldei, armeni, assiri, siro ortodossi e siro cattolici.
Suddiviso in comitati che hanno il compito di affrontare le questioni chiave, il consiglio esaminerà le relazioni sociali, culturali ed interreligiose, e sarà sostenuto da un ufficio stampa che promuoverà le sue iniziative e la partecipazione di gruppi esterni.
L’Arcivescovo Sako ha detto ad ACN: "Per troppo tempo i cristiani hanno lottato per far udire il proprio punto di vista nelle discussioni sui principali argomenti perché spesso non parlano con una sola voce." Il chierico caldeo, che ha discusso il progetto con il Presidente Talabani durante la sua visita a Kirkuk di due settimane fa, ha aggiunto: "Lo scopo principale è far sì che i cristiani abbiano un fronte unito.” "Se abbiamo delle richieste dobbiamo presentarle insieme. Non dovremmo essere separati e quindi deboli". L'Arcivescovo ha detto che la mancanza di unità ha aggravato il problema dei cristiani che vivono come una minoranza di sole 12000 persone in una città di un milione di abitanti, malgrado i cristiani nella regione siano aumentati per gli arrivi di persone in fuga dalla povertà e dalla persecuzione in altre parti del paese.
L’Arcivescovo Sako, che ha apertamente criticato il piano per creare un cosiddetto 'rifugio sicuro' per i cristiani iracheni nella Piana di Niniveh, al di fuori Mosul, ha detto che il consiglio affronterà i temi di attualità in modo da integrare il lavoro tra cattolici e ortodossi. L’Arcivescovo Sako ha inoltre dichiarato la temporaneità della sua carica presidenziale ed ha aggiunto che: "Il rischio è che i partiti politici non accettino tale consiglio. Che pensino che possiamo provare a sostituirli ma questo non è il nostro obiettivo. Il problema è che i cristiani non si sentono parte del processo politico - che le loro opinioni non vengono rappresentate come potrebbero essere.” "Sono stanchi. Si sentono senza speranza e delusi perché non sanno quanto tempo ci vorrà perchè la situazione si stabilizzi".
Successivi attacchi coordinati alle comunità della Chiesa - la più recente ai primi di gennaio, quando una dozzina o più di chiese sono state prese di mira - hanno indebolito la presenza cristiana nel paese, e secondo alcune stime almeno la metà dei cristiani sono fuggiti all'estero, portando il numero rimasto a meno di 600000 persone. Monsignor Sako ha aggiunto che avere un ruolo nel futuro del paese è la chiave per ricostruire la fiducia dei fedeli. "Abbiamo buone relazioni con tanti gruppi a Kirkuk. Essi apprezzano ciò che facciamo. Dobbiamo renderci conto che la nostra presenza non riguarda il nostro numero ma come ci comportiamo e ciò che diciamo." L'arcivescovo ha anche detto di sperare che il progetto abbia successo tanto da poter essere imitato nel resto del paese e portare alla creazione di un Consiglio nazionale dei cristiani.