Intervista a Monsignor Philip Najim by Baghdadhope
Monsignor Najim, lo scorso anno, in qualità di visitatore apostolico dei caldei in Europa ha compiuto un viaggio in Germania e nei paesi scandinavi. Da pochi giorni invece è tornato da un breve viaggio in Francia, vuole parlarcene?
“Questo viaggio, a differenza di quello dello scorso è iniziato purtroppo per una triste occasione: i funerali di Padre Davut Gunes, un anziano sacerdote caldeo di origine turca che si è spento a Parigi il 21 gennaio. Alla cerimonia funebre che i sacerdoti caldei in Francia mi hanno chiesto di celebrare hanno assistito circa 2000 persone e si è tenuta nella chiesa caldea di San Tommaso Apostolo a Sarcelles, alla periferia di Parigi. Presenti, a dimostrazione del grave lutto che ha colpito la comunità, erano anche Padre Sabri Anar, il parroco di Sarcelles, Padre Michaël Dumand e Padre Aziz Yalap anche loro di Sarcelles, Monsignor Antoine Goral e Padre Suleiman Öz dal Belgio, Monsignor François Yakan, Vicario Patriarcale caldeo in Turchia, ed in rappresentanza della chiesa di Francia il vescovo latino di Pontoise, Monsignor Jean Yves Riocreux. Assente solo per impegni di docenza presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, Monsignor Petrus Yosif, il Vicario Caldeo in Francia.”
La cerimonia funebre è stato l’unico momento liturgico cui ha partecipato?
“No, anche questa volta ho avuto occasione di incontrare molti membri della mia comunità sia a Sarcelles sia a Arnouville Les Gonesse, sempre alla periferia di Parigi, dove la chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi era gremita di giovani.”
L’emigrazione caldea in Francia è antica, che tipo di comunità ha trovato?
“La definizione che per prima mi viene in mente è quella di una comunità di preghiera in cui la chiesa, come istituzione, è al centro della vita di ognuno. I caldei in Francia sono perfettamente integrati nel tessuto sociale del paese. Lo sono i giovani che vi sono nati e che si considerano francesi cattolici di rito caldeo, e lo sono i più anziani che in molti casi hanno lavorato duramente e si sono affermati nelle loro professioni. Questa integrazione però non ha cancellato l’attaccamento alle nostre tradizioni liturgiche e linguistiche che si esprime proprio attraverso la presenza attiva della chiesa e nella chiesa.”
La chiesa quindi non solo come luogo di culto ma anche come centro sociale di una comunità?
“Certo. Un luogo dove preservare la fede e le tradizioni. Per i funerali di Padre Gunes, ad esempio, si è rispettata la tradizione del “Cibo della Misericordia” per la quale ogni famiglia ha portato in chiesa del cibo da offrire dopo la cerimonia a tutti quelli che vi hanno partecipato. Un modo per elaborare il lutto in seno alla comunità e rafforzarne i legami. La chiesa, inoltre, è centro di ritrovo per i giovani e luogo di intensi programmi pastorali eccellentemente organizzati da un clero che si distingue per l’alto grado di collaborazione. Nelle chiese si svolgono i corsi di preparazione per i sub diaconi, i corsi di lingua aramaica e le riunioni della comunità in occasioni delle diverse celebrazioni.”
Nessun problema quindi per i caldei in Francia…
“Direi di no. Il processo di integrazione sociale si è basato e si basa su molti fattori. La serietà e l’impegno nel lavoro dimostrati dai caldei, il loro rispetto per le regole del paese che li ha accolti, i sacerdoti che hanno rappresentato il contatto con le comunità locali, la presenza di molti giovani che hanno fatto da ponte culturale tra i genitori ed i francesi con cui sono cresciuti, anche i matrimoni misti che nei decenni ci sono stati. La comunità caldea, infatti, è solidale ma non chiusa in se stessa.”
Qual è il paese da cui provengono la maggior parte dei caldei che vivono in Francia e come è organizzata la chiesa caldea?
“Senza dubbio la maggior parte dei caldei sono di origine turca e lo sono anche molti sacerdoti. Per quanto riguarda l’organizzazione della chiesa la missione caldea in Francia è guidata dal 1987 da Monsignor Petrus Yousif che è anche responsabile della chiesa di “Nostra Signora dei Caldei” a Parigi dove, voglio sottolinearlo, esiste proprio grazie a Monsignor Yousif una ricca biblioteca di testi sulla storia della chiesa caldea, sulla teologia, la patristica e la liturgia. A Sarcelles la maggioranza dei fedeli è di origine turca mentre più iracheni si trovano a Lione, dove la missione è affidata, con il permesso del vescovo latino, a Padre Anis, un domenicano iracheno. Anche a Marsiglia, dove la cura dei fedeli è affidata a Padre Paul Bashi, gli iracheni sono molti. Inoltre, proprio in occasione di questo viaggio ho potuto visitare il terreno da poco acquistato per la costruzione di un’altra chiesa a Sarcelles a dimostrazione della crescita della comunità.”
Dal sito della missione caldea in Francia si apprende che la chiesa caldea, presente in Francia dagli anni 40, ha avuto sede definitiva a Parigi a partire dal 1992 ed a Sarcelles dal 2001. Ora è in costruzione un’altra chiesa. Posso chiederle come sono state finanziate queste opere?
“Quando fu costruita la chiesa di “Nostra Signora dei Caldei” a Parigi ci fu un contributo finanziario da parte della Congregazione per le Chiese Orientali di Roma. Per il resto tutto si deve allo sforzo degli stessi fedeli caldei.”
In qualità di Visitatore Apostolico dei Caldei in Europa ha incontrato anche rappresentanti francesi della chiesa cattolica?
“Sì. Oltre a Monsignor Jean Yves Roicreux, vescovo di Pontoise, ho incontrato Monsignor Claude Bressolette, Vicario Generale dell’Ordinariato dei cattolici delle Chiese Orientali in Francia. Entrambi gli incontri hanno confermato la perfetta sintonia tra la chiesa caldea e quella di Francia e tra i vari argomenti che sono stati toccati mi piace ricordare l’annuncio di una numerosa rappresentanza di giovani caldei che a Sydney faranno parte della delegazione francese in occasione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù.”
In un’altra intervista abbiamo parlato della situazione dei rifugiati iracheni in Svezia. Qual è la situazione in Francia?
“In Francia i numeri che riguardano i rifugiati sono molto minori che in Svezia. Le regole sull’asilo sono diverse, e le comunità preesistenti, quelle che hanno maggiore potere di attrazione sui rifugiati, sono a maggioranza turca. La Francia non vive attualmente una situazione paragonabile a quella svedese.”
Monsignore, dalle sue parole si capisce come questo viaggio in Francia l’abbia lasciato soddisfatto…
“E’ vero. Gli incontri con i giovani, a cui tengo moltissimo, le preghiere dei fedeli, le chiese piene, mi hanno confermato ancora una volta come davvero la chiesa sia la “Parola di Dio.”
Monsignor Najim, lo scorso anno, in qualità di visitatore apostolico dei caldei in Europa ha compiuto un viaggio in Germania e nei paesi scandinavi. Da pochi giorni invece è tornato da un breve viaggio in Francia, vuole parlarcene?
“Questo viaggio, a differenza di quello dello scorso è iniziato purtroppo per una triste occasione: i funerali di Padre Davut Gunes, un anziano sacerdote caldeo di origine turca che si è spento a Parigi il 21 gennaio. Alla cerimonia funebre che i sacerdoti caldei in Francia mi hanno chiesto di celebrare hanno assistito circa 2000 persone e si è tenuta nella chiesa caldea di San Tommaso Apostolo a Sarcelles, alla periferia di Parigi. Presenti, a dimostrazione del grave lutto che ha colpito la comunità, erano anche Padre Sabri Anar, il parroco di Sarcelles, Padre Michaël Dumand e Padre Aziz Yalap anche loro di Sarcelles, Monsignor Antoine Goral e Padre Suleiman Öz dal Belgio, Monsignor François Yakan, Vicario Patriarcale caldeo in Turchia, ed in rappresentanza della chiesa di Francia il vescovo latino di Pontoise, Monsignor Jean Yves Riocreux. Assente solo per impegni di docenza presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, Monsignor Petrus Yosif, il Vicario Caldeo in Francia.”
La cerimonia funebre è stato l’unico momento liturgico cui ha partecipato?
“No, anche questa volta ho avuto occasione di incontrare molti membri della mia comunità sia a Sarcelles sia a Arnouville Les Gonesse, sempre alla periferia di Parigi, dove la chiesa dedicata a San Francesco d’Assisi era gremita di giovani.”
L’emigrazione caldea in Francia è antica, che tipo di comunità ha trovato?
“La definizione che per prima mi viene in mente è quella di una comunità di preghiera in cui la chiesa, come istituzione, è al centro della vita di ognuno. I caldei in Francia sono perfettamente integrati nel tessuto sociale del paese. Lo sono i giovani che vi sono nati e che si considerano francesi cattolici di rito caldeo, e lo sono i più anziani che in molti casi hanno lavorato duramente e si sono affermati nelle loro professioni. Questa integrazione però non ha cancellato l’attaccamento alle nostre tradizioni liturgiche e linguistiche che si esprime proprio attraverso la presenza attiva della chiesa e nella chiesa.”
La chiesa quindi non solo come luogo di culto ma anche come centro sociale di una comunità?
“Certo. Un luogo dove preservare la fede e le tradizioni. Per i funerali di Padre Gunes, ad esempio, si è rispettata la tradizione del “Cibo della Misericordia” per la quale ogni famiglia ha portato in chiesa del cibo da offrire dopo la cerimonia a tutti quelli che vi hanno partecipato. Un modo per elaborare il lutto in seno alla comunità e rafforzarne i legami. La chiesa, inoltre, è centro di ritrovo per i giovani e luogo di intensi programmi pastorali eccellentemente organizzati da un clero che si distingue per l’alto grado di collaborazione. Nelle chiese si svolgono i corsi di preparazione per i sub diaconi, i corsi di lingua aramaica e le riunioni della comunità in occasioni delle diverse celebrazioni.”
Nessun problema quindi per i caldei in Francia…
“Direi di no. Il processo di integrazione sociale si è basato e si basa su molti fattori. La serietà e l’impegno nel lavoro dimostrati dai caldei, il loro rispetto per le regole del paese che li ha accolti, i sacerdoti che hanno rappresentato il contatto con le comunità locali, la presenza di molti giovani che hanno fatto da ponte culturale tra i genitori ed i francesi con cui sono cresciuti, anche i matrimoni misti che nei decenni ci sono stati. La comunità caldea, infatti, è solidale ma non chiusa in se stessa.”
Qual è il paese da cui provengono la maggior parte dei caldei che vivono in Francia e come è organizzata la chiesa caldea?
“Senza dubbio la maggior parte dei caldei sono di origine turca e lo sono anche molti sacerdoti. Per quanto riguarda l’organizzazione della chiesa la missione caldea in Francia è guidata dal 1987 da Monsignor Petrus Yousif che è anche responsabile della chiesa di “Nostra Signora dei Caldei” a Parigi dove, voglio sottolinearlo, esiste proprio grazie a Monsignor Yousif una ricca biblioteca di testi sulla storia della chiesa caldea, sulla teologia, la patristica e la liturgia. A Sarcelles la maggioranza dei fedeli è di origine turca mentre più iracheni si trovano a Lione, dove la missione è affidata, con il permesso del vescovo latino, a Padre Anis, un domenicano iracheno. Anche a Marsiglia, dove la cura dei fedeli è affidata a Padre Paul Bashi, gli iracheni sono molti. Inoltre, proprio in occasione di questo viaggio ho potuto visitare il terreno da poco acquistato per la costruzione di un’altra chiesa a Sarcelles a dimostrazione della crescita della comunità.”
Dal sito della missione caldea in Francia si apprende che la chiesa caldea, presente in Francia dagli anni 40, ha avuto sede definitiva a Parigi a partire dal 1992 ed a Sarcelles dal 2001. Ora è in costruzione un’altra chiesa. Posso chiederle come sono state finanziate queste opere?
“Quando fu costruita la chiesa di “Nostra Signora dei Caldei” a Parigi ci fu un contributo finanziario da parte della Congregazione per le Chiese Orientali di Roma. Per il resto tutto si deve allo sforzo degli stessi fedeli caldei.”
In qualità di Visitatore Apostolico dei Caldei in Europa ha incontrato anche rappresentanti francesi della chiesa cattolica?
“Sì. Oltre a Monsignor Jean Yves Roicreux, vescovo di Pontoise, ho incontrato Monsignor Claude Bressolette, Vicario Generale dell’Ordinariato dei cattolici delle Chiese Orientali in Francia. Entrambi gli incontri hanno confermato la perfetta sintonia tra la chiesa caldea e quella di Francia e tra i vari argomenti che sono stati toccati mi piace ricordare l’annuncio di una numerosa rappresentanza di giovani caldei che a Sydney faranno parte della delegazione francese in occasione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù.”
In un’altra intervista abbiamo parlato della situazione dei rifugiati iracheni in Svezia. Qual è la situazione in Francia?
“In Francia i numeri che riguardano i rifugiati sono molto minori che in Svezia. Le regole sull’asilo sono diverse, e le comunità preesistenti, quelle che hanno maggiore potere di attrazione sui rifugiati, sono a maggioranza turca. La Francia non vive attualmente una situazione paragonabile a quella svedese.”
Monsignore, dalle sue parole si capisce come questo viaggio in Francia l’abbia lasciato soddisfatto…
“E’ vero. Gli incontri con i giovani, a cui tengo moltissimo, le preghiere dei fedeli, le chiese piene, mi hanno confermato ancora una volta come davvero la chiesa sia la “Parola di Dio.”