Fonte: Radiovaticana
Dopo gli attacchi dell’Epifania a Mosul e Baghdad, si registrano nuovi attentati contro obiettivi cristiani in Iraq. Tre autobomba sono esplose ieri a Kirkuk prima contro la cattedrale caldea del Sacro Cuore e la chiesa St. Ephrem dei siro-cattolici. “Siamo preoccupati – ha dichiarato ad Asianews, mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk – ma continuiamo ad avere fiducia e speranza e porteremo avanti il nostro impegno nel dialogo interreligioso”. Proprio ieri il premier iracheno Al Maliki aveva assicurato “protezione e giustizia” per i cristiani.
"Sinceramente, l’impressione è quella che si tratti di attentati coordinati, per il livello, per il numero, e anche per la coincidenza – vedi a Baghdad l’Epifania, a Kirkuk invece sono due le chiese che vengono colpite quasi in contemporanea – suscitano davvero seri interrogativi su chi possano essere i mandanti. A dire la verità, dopo le prime impressioni che si sono avute, e le condanne da parte delle autorità centrali irachene, l’impressione è che i cristiani siano un po’ lasciati al proprio destino. E la ragione di questo, secondo me, sono due: in Kurdistan, dove fino a ieri i cristiani hanno trovato, oltre che in Siria, nel Nord dell’Iraq un rifugio relativamente tranquillo, oggi sono minacciati seriamente anche gli originari abitanti cristiani che tradizionalmente sono presenti in modo massiccio sia a Mossul che a Kirkuk. Personalmente, vedendo anche la stampa di Baghdad, la stampa irachena o comunque generale, di oggi, non c’è il minimo cenno a quello che è avvenuto in modo molto eclatante. Tutti sono presi da altre problematiche, che conosciamo tutti."
Nonostante ieri però il premier Al Maliki abbia preso un impegno di proteggere la comunità cristiana. Ricordiamo anche che mons. Sako, arcivescovo di Kirkuk, ha detto che le bombe non uccidono la speranza e il dialogo. Ma ci sono segni di speranza che ci sia un impegno concreto nella protezione della comunità cristiana?
"Guardi, io le sto parlando da musulmano, quale sono io. E’ vero, vi sono nette prese di posizione e di condanna verso questi atti e verso tutti gli atti terroristici in Iraq. Ma dinanzi al fatto che la minoranza cristiana sia presa di mira in modo sistematico e coordinato, le parole di condanna non trovano poi riscontro sul terreno: purtroppo, devo dire che molto è dovuto al fatto che il controllo della sicurezza in Iraq è quello che è, ma la cosa che impressiona è che la stampa locale, la stampa irachena non dia risalto alla dichiarazione del primo ministro che offre garanzie. Sembra che certe garanzie siano fatte solo per uso e consumo dell’estero, per dare l’impressione di voler fare qualcosa."