"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

10 gennaio 2008

Arcivescovo di Kirkuk: le bombe non uccidono la nostra speranza e il dialogo

Fonte: Asianews

“Siamo preoccupati per gli attacchi di ieri, ma continuiamo ad avere fiducia e speranza e porteremo avanti il nostro impegno nel dialogo interreligioso”.
Lo dichiara ad AsiaNews mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, dove ieri due autobombe (e non tre come sembrava dalle prime notizie) hanno colpito la cattedrale caldea del Sacro Cuore e la chiesa siro-ortodossa di Mar Ephrem. Le esplosioni - definite dal presule “messaggi politici ai cristiani” - hanno provocato solo danni materiali e “uno o due feriti lievi”.
“Non sappiamo chi siano i responsabili
– spiega il presule – ma una cosa è sicura: queste azioni vogliono mandare un messaggio politico ai cristiani iracheni”. “Sono attacchi coordinati - continua mons. Sako - rivolti contro luoghi di culto cristiani, non hanno voluto fare morti, ma non ci fanno stare tranquilli”. Lo scorso 6 gennaio, con le stesse modalità (autobomba coordinate, ma senza intenzioni di strage) sono stati attaccati 7 obiettivi cristiani tra Mosul e Baghdad. Il governo iracheno aveva condannato gli atti terroristici e garantito protezione ai cristiani.
Parole e gesti di solidarietà alla comunità cristiana di Kirkuk sono giunti subito da personalità politiche e religiose. “Prima di tutto a mostrare partecipazione è stata la gente comune - racconta l’arcivescovo – poi anche i responsabili di governo, partititi politici, religiosi sunniti e sciiti”. A mons. Sako hanno telefonato anche le autorità ecclesiastiche: il Patriarca caldeo, card. Emmanuel III Delly; il Patriarca Assiro Mar Dinkha IV dagli Stati Uniti; come pure “vescovi ed amici da tutto il mondo”. Mons. Sako non si scoraggia e garantisce: “Una cosa rimane assoluta e incrollabile per noi qui a Kirkuk continuare il dialogo con tutti per costruire e rafforzare la convivenza pacifica”. E dai fedeli riuniti intorno al loro vescovo un appello al mondo: “Quella dei cristiani in Iraq è una testimonianza forte in un tempo difficile, continuate a pregare per noi”.