"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

14 marzo 2008

Messa funebre a Karamles per Monsignor Faraj Paulus Rahho

By Baghdadhope

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Il corteo in arrivo alla chiesa di Mar Addai è ormai diventato un fiume di gente. Il colore del dolore è il nero. Quello delle decine di sacerdoti, tra cui quelli che ora trasportano la bara a spalle, le tonache dei vescovi, i vestiti della gente, gli striscioni. Si intravedono tra la folla il copricapo cardinalizio di Mar Emmanuell III Delly e quelli dei religiosi di altre chiese, ortodossi, ma anche copti. La bara è coperta di fiori ed altri ne vengono lanciati al momento della sua deposizione davanti l’altare. La chiesa è piena di gente, gli uomini nella navata centrale e le donne, come per tradizione, in quelle laterali. Le foto del vescovo adornano le colonne. Tutti sembrano attoniti, i vescovi anziani che tante brutte esperienze hanno avuto nella vita, le decine di giovani sacerdoti,- sembra incredibile quanti siano in una terra dove essere sacerdote è così pericoloso - i fedeli, ed anche i numerosi rappresentanti della comunità musulmana, una macchia bianca - i tipici copricapi - in un mare nero.
Alla parola “Qaddish” – “Santo” salmodiata dai diaconi inizia la cerimonia funebre per Monsignor Faraj Paulus Rahho, rapito a Mosul il 29 febbraio 2008 e fatto ritrovare cadavere ieri nella stessa città.
Ed è con la voce di Monsignor Jacques Isaac in sottofondo che, dopo l'Eucarestia, la bara viene portata a spalle dai sacerdoti - tra essi anche un copto - in tutta la chiesa perchè ognuno, anche nell'angolo più lontano possa vederla, dare l'estremo saluto a Monsignor Rahho. Il giro è lungo, la folla si avvicina troppo, i sacerdoti che la trasportano devono schivare i fiori lanciati dalla gente, l'urlo delle donne segue il ritmo delle preghiere.
Davanti all'altare Mar Emmanuel parla con voce flebile e cede il posto, per la benedizione del feretro a Monsignor Francis Assisi Chullikat, il Nunzio Apostolico, a sugellare la piena unione con la Chiesa di Roma. Un primo piano mostra una donna, il capo velato, che piange sommessamente. Non è la sola. La cerimonia si conclude con la sepoltura di Monsignor Faraj Paulus Rahho in una cappella laterale della chiesa che già accoglie le spoglie mortali di Padre Ragheed Ghanni.
Due martiri, due tra i tanti, della cristianità in Iraq.

In attesa di una fonte che riporti ufficialmente le parole dell’omelia pronunciate dal Patriarca Emmanuel III Delly che ha officiato il rito con i suoi due vicari di Baghdad, Monsignor Shleimun Warduni e Monsignor Jacques Isaac ricordiamo che Monsignor Rahho era nato a Mosul il 20 novembre del 1942. Era stato ordinato sacerdote nel 1965 e nominato vescovo caldeo di Mosul nel 2001. Incerta invece la data della morte, convenzionalmente stabilita per il 12 marzo 2008 anche se nessuno saprà mai quando, in effetti, Monsignor Rahho è deceduto.