By Baghdadhope*/ RT Arabic
Le proteste che hanno infiammato l'Iraq a partire dal 2019, e che avevano avuto uno stop con il dilagare nel mondo dell'epidemia di Coronavirus ed il conseguente lockdown, non ci hanno messo molto a scoppiare di nuovo, specialmente nel sud del paese gravato da decenni di incuria e colpevole distruzione da parte del passato regime, da una crisi economica che la caduta dello stesso regime non ha di certo migliorato, dalle diverse gestioni governative che complessivamente in 18 anni si possono senza paura di sbagliare definire pessime e dal fatto di essere caratterizzato da una popolazione giovane che soffre per la dilagante disoccupazione e per il senso di oppressione dato da un passaporto che anche nel 2021 risulta essere il penultimo al mondo (ultimo è l'Afghanistan) in termini di paesi in cui si può viaggiare senza visto (28) contro 198 paesi per i quali il visto è necessario (Italia 188/38) secondo lo Henley Passport Index.
Anche negli scorsi giorni ci sono stati violenti scontri a Nassiryia, il capoluogo del Governatorato di Dhi Qar, lo stesso in cui si trova il sito archeologico di Ur dei Caldei che sarà una delle tappe del prossimo viaggio di Papa Francesco in Iraq. Ed è di ieri la notizia, pubblicata da RT sezione araba, secondo la quale il governo iracheno starebbe negoziando con i manifestanti del governatorato in questione per fermare le proteste fino al termine della visita del Santo Padre nel territorio e che potrebbe arrivare ad imporre un coprifuoco totale nei giorni del pellegrinaggio apostolico.
E' sempre RT sezione araba che riferisce inoltre che ci sarebbero state più di 100 vittime tra morti e feriti nelle proteste di sabato 27 febbraio nel governatorato di Dhi Qar.