By AgenSIR
2 marzo 2021
2 marzo 2021
“Gli ultimi attentati e gli attacchi alle basi americane, la crisi sanitaria, la sicurezza. Sono stati tutti eventi che hanno messo a dura prova il viaggio del Papa in Iraq. Ma Francesco ha sempre dimostrato una grande determinazione a venire, per manifestare la sua vicinanza ai cristiani e a tutti gli iracheni di questo Paese, musulmani, sabei, yazidi, che hanno sofferto molto e da Papa Francesco oggi si aspettano un messaggio di pace”.
Padre Amir Jaje, domenicano, consulente per il dialogo con l’islam del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, racconta così il “clima” di attesa che si respira in queste ore in Iraq nel corso di una conferenza stampa organizzata dall’Œuvre d’Orient di Parigi. Padre Jaje si è collegato mentre era di rientro da Ur, dove si è recato per mettere a punto gli ultimi preparativi dell’incontro interreligioso di sabato 6 marzo con Papa Francesco e i rappresentanti sciiti, sunniti, cristiani, sabei e yazidi. Il domenicano smentisce le voci secondo le quali il Grand Ayatollah Sayyid Ali al-Husayni al-Sistani si sia rifiutato di firmare il Documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza Umana. “Non c’è stato abbastanza tempo per redigere un testo comune che richiede molta preparazione prima di una firma finale”, chiarisce padre Jaje. “L’incontro tra questi due grandi uomini di pace, il Papa e il Gran Ayatollah, ha un valore simbolico straordinario di fraternità. È la mano tesa del Papa verso il mondo sciita dopo l’incontro ad al-Azhar con il mondo sunnita. Si può dire che a Najaf, la Chiesa tende la mano a tutto l’islam”.
Riguardo alla presenza a Ur del Grand Ayatollah al-Sistani, padre Jaje risponde: “Non potrà essere presente ma semplicemente per ragioni di età e per difficoltà a camminare”. A Ur ci saranno momenti di preghiera, nello “spirito di Assisi”, tratti da testi biblici e dal Corano. Ci sarà solo il discorso di Papa Francesco e testimonianze dei rappresentanti religiosi sul vivere insieme.
Alla conferenza stampa, ha preso la parola anche mons. Pascal Gollnisch, direttore generale dell’Oeuvre d’Orient, in partenza domani anche lui per l’Iraq. Riguardo alla crisi sanitaria, Gollnisch ha assicurato che non ci saranno momenti di assembramento e folle (tranne la messa allo stadio di Erbil) e anche nelle chiese saranno rispettate le misure di restrizione previste dal confinamento. “Il Papa si è assicurato che non ci fosse rischio sanitario a causa della sua presenza”. D’altronde rimandare il viaggio era impossibile. “Il Papa parte per portare in questa terra un messaggio di speranza, unità e rispetto. Il rispetto è importantissimo perché un popolo umiliato è più soggetto al rischio della violenza. Un popolo rispettato si apre al dialogo”. Infine sulle misure di sicurezza, padre Amir Jaje precisa: “Non saranno gestite dagli americani ma dal governo iracheno in collaborazione con il personale vaticano”.
Padre Amir Jaje, domenicano, consulente per il dialogo con l’islam del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, racconta così il “clima” di attesa che si respira in queste ore in Iraq nel corso di una conferenza stampa organizzata dall’Œuvre d’Orient di Parigi. Padre Jaje si è collegato mentre era di rientro da Ur, dove si è recato per mettere a punto gli ultimi preparativi dell’incontro interreligioso di sabato 6 marzo con Papa Francesco e i rappresentanti sciiti, sunniti, cristiani, sabei e yazidi. Il domenicano smentisce le voci secondo le quali il Grand Ayatollah Sayyid Ali al-Husayni al-Sistani si sia rifiutato di firmare il Documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza Umana. “Non c’è stato abbastanza tempo per redigere un testo comune che richiede molta preparazione prima di una firma finale”, chiarisce padre Jaje. “L’incontro tra questi due grandi uomini di pace, il Papa e il Gran Ayatollah, ha un valore simbolico straordinario di fraternità. È la mano tesa del Papa verso il mondo sciita dopo l’incontro ad al-Azhar con il mondo sunnita. Si può dire che a Najaf, la Chiesa tende la mano a tutto l’islam”.
Riguardo alla presenza a Ur del Grand Ayatollah al-Sistani, padre Jaje risponde: “Non potrà essere presente ma semplicemente per ragioni di età e per difficoltà a camminare”. A Ur ci saranno momenti di preghiera, nello “spirito di Assisi”, tratti da testi biblici e dal Corano. Ci sarà solo il discorso di Papa Francesco e testimonianze dei rappresentanti religiosi sul vivere insieme.
Alla conferenza stampa, ha preso la parola anche mons. Pascal Gollnisch, direttore generale dell’Oeuvre d’Orient, in partenza domani anche lui per l’Iraq. Riguardo alla crisi sanitaria, Gollnisch ha assicurato che non ci saranno momenti di assembramento e folle (tranne la messa allo stadio di Erbil) e anche nelle chiese saranno rispettate le misure di restrizione previste dal confinamento. “Il Papa si è assicurato che non ci fosse rischio sanitario a causa della sua presenza”. D’altronde rimandare il viaggio era impossibile. “Il Papa parte per portare in questa terra un messaggio di speranza, unità e rispetto. Il rispetto è importantissimo perché un popolo umiliato è più soggetto al rischio della violenza. Un popolo rispettato si apre al dialogo”. Infine sulle misure di sicurezza, padre Amir Jaje precisa: “Non saranno gestite dagli americani ma dal governo iracheno in collaborazione con il personale vaticano”.