"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

12 marzo 2021

Il francobollo di Erbil

Adriano Sofri

Siamo al bellicoso affare dei francobolli curdi. La regione autonoma del Kurdistan iracheno ha emesso una serie di sei francobolli per celebrare l’arrivo di Papa Francesco a Erbil.
In uno dei francobolli figura una mappa del “grande Kurdistan”, che comprende cioè i territori di storia, lingua e popolazione curda inclusi nel territorio degli stati confinanti, Turchia, Iran e Siria. Il governo turco ha sentito oltraggiata e minacciata la propria integrità territoriale, e il governo turco al solo nome di curdo esce dai gangheri.
Il ministro degli Esteri turco ha tuonato mercoledì: “Qualche impudente autorità nel Krg (il governo regionale curdo, ndr) ha osato abusare della nota visita per esibire le sue irrealistiche aspirazioni contro l’integrità territoriale dei paesi confinanti con l’Iraq”. E poi, con una scoperta minaccia: “Le autorità del Krg si trovano nella posizione più appropriata per ricordarsi delle amare conseguenze di simili propositi illusori. Aspettiamo una immediata, chiara e urgente correzione del grave errore”.
Occorre ricordare che bombardamenti aerei e incursioni per terra nel territorio del Krg da parte delle forze armate turche sono pressoché quotidiani. I destinatari curdi si stavano ancora grattando il capo quando è sopraggiunta la nota analoga della Repubblica islamica dell’Iran, altro madornale confinante. Il cui ministero degli Esteri ha fatto sapere che i francobolli hanno violato “i princìpi e le regole internazionali”, e ha preteso “la revoca immediata di quest’atto ostile”.
A questo punto il Krg, attraverso il ministro dei Trasporti e delle Comunicazioni (il 37enne Ano Abdoka, che è un cattolico caldeo), e poi il portavoce del governo, Jotyar Adel, hanno spiegato che le raffigurazioni dei francobolli “non erano quelle finali”: artisti curdi hanno presentato i loro disegni al ministero, “che non li ha ancora approvati, attenendosi alle procedure legali”.
La giustificazione è decisamente imbarazzata: la serie era stata offerta il 5 marzo, all’arrivo di Francesco, e universalmente pubblicata – io, filatelico infantile, avevo raccomandato ai miei amici di Erbil di mettermela da parte. Dall’altroieri il valore del francobollo, diventato di colpo rarissimo, deve aver avuto un balzo. Collezionisti a parte, qualcuno avrà vagheggiato una campagna di cartoline illustrate così affrancate da spedire in Turchia e in Iran.
Da parte sua, l’Ufficio filatelico e numismatico del Vaticano aveva coniato una medaglia con la carta in regola dell’Iraq, i due fiumi, una palma, e Abramo a Ur, da regalare agli ospiti durante la visita. Voltaire deplorava le guerre di religione, “guerre per un paragrafo”. Nel 1870 il “telegramma di Ems”, rifinito da Bismarck, scatenò la guerra franco-prussiana. Noi siamo al francobollo di Erbil. Tra tutti i rischi cui il viaggio era esposto, questo del francobollo curdo (una svista? una malizia?) era del tutto imprevisto: il diavolo ci ha messo la coda.