By Radiovaticana
Emanuela Campanile
"Con voi rendo grazie al Signore per l’odierna firma della Dichiarazione comune, che sancisce la lieta conclusione della fase riguardante la vita sacramentale”. Così Papa Francesco, ai Membri della Commissione Mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell'Oriente.
Emanuela Campanile
"Con voi rendo grazie al Signore per l’odierna firma della Dichiarazione comune, che sancisce la lieta conclusione della fase riguardante la vita sacramentale”. Così Papa Francesco, ai Membri della Commissione Mista per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Assira dell'Oriente.
Dopo la storica Dichiarazione cristologica
del 94, nel quadro del cammino ecumenico, c’è dunque un ulteriore
avvicinamento tra le due Chiese: “Oggi - ha evidenziato il Papa nel Suo
Messaggio - possiamo guardare con ancor più fiducia al domani e
chiedere al Signore che il prosieguo dei vostri lavori contribuisca ad
avvicinare quel giorno benedetto e tanto atteso, nel quale avremo la
gioia di celebrare allo stesso altare la piena comunione nella Chiesa di Cristo”.
Aspetto della Dichiarazione comune particolarmente evidenziato dal Pontefice, il segno della croce “simbolo esplicito di unità tra tutte le celebrazioni sacramentali”.
“Quando guardiamo alla croce o facciamo il segno della croce” - ha sottolineato il Papa - siamo
anche invitati a ricordarci dei sacrifici sofferti in unione con quello
di Gesù e a stare vicini a quanti portano oggi una croce pesante sulle
spalle”.
Riferendosi alla Chiesa Assira dell’Oriente che “insieme ad altre
Chiese e a tanti fratelli e sorelle della regione, patisce persecuzioni
ed è testimone di violenze brutali, perpetrate in nome di estremismi
fondamentalisti”; ai “deserti culturali e spirituali” causati dai
conflitti, Francesco ha ricorda anche “il violento terremoto al
confine tra l’Iraq, terra natia della vostra Chiesa, e l’Iran, dove pure
si trovano da lunga data delle vostre comunità, come anche in Siria, in
Libano e in India”.
Ed è proprio in realtà sconvolte da eventi naturali e dalle guerre che “Facendo il segno della croce, richiamiamo le piaghe di Cristo,
quelle piaghe che la risurrezione non ha cancellato, ma ha riempito di
luce. Così pure le ferite dei cristiani, anche quelle aperte, quando
sono attraversate dalla presenza viva di Gesù e dal suo amore, diventano
luminose, diventano segni di luce pasquale in un mondo avvolto da tante
tenebre”.
Da qui, l’invito di Papa Francesco “a camminare, confidando
nell’aiuto di coloro che “hanno dato la vita seguendo il Crocifisso”,
“gli antesignani e i patroni della nostra comunione visibile in terra.
Per la loro intercessione - ha continuato - chiedo anche al
Signore che i cristiani delle vostre terre possano operare, nel paziente
lavoro di ricostruzione dopo tante devastazioni, in pace e nel pieno
rispetto con tutti”.
Proprio ricordando che “nella tradizione siriaca Cristo sulla croce è rappresentato come Medico buono e Medicina di vita”, il Pontefice conclude chiedendo di “rimarginare
completamente le nostre ferite del passato e di sanare le tante ferite
che nel mondo oggi si aprono per i disastri delle violenze e delle
guerre”.