By Il Sussidiario
Francesco Agostini
Francesco Agostini
L'amore per la cultura sopra di tutto, sopra praticamente ogni cosa. Con questa breve frase si potrebbe riassumere la vicenda umana di Michaeel Najeeb, un religioso cristiano costretto a fare i conti con la violenza e la follia dell'Isis in una zona in cui i cristiani sono da sempre una sparuta minoranza: l'Iraq. Sulle pagine de La Stampa, Padre Najeeb ha rivendicato con orgoglio il suo cristianesimo vissuto da sempre con grande passione: 'Sono nato a Mosul nel 1955 e sono orgoglioso di dire che noi siamo i primi cristiani, non i cristiani d'Oriente. Apparteniamo per linea retta a coloro che furono ridotti in cattività in queste zone della Mesopotamia molto prima che Gesù nascesse. San Pietro, uno degli apostoli più importanti, era palestinese, per non parlare di Gesù che parlava ebraico ed aramaico, la lingua che parliamo anche noi oggi.' Continua Miachaeel Najeeb: 'E' certo, comunque, che in queste zone i cristiani hanno sempre vissuto con difficoltà, anche prima dell'Islam.' Una passione incontrastata per il suo credo, quella di padre Najeeb, come se ne vedono ben poche al giorno d'oggi.
Padre Najeeb è stato da sempre un attento
studioso e un amante della cultura in generale. Racconta lui stesso la
sua passione: 'Sono rimasto nel convento di Mosul fino
al 2007. Il mio punto di riferimento è sempre stata la biblioteca, il
vero cuore pulsante della cultura locale; da piccolo stavo sempre lì a
studiare e a leggere gli antichi testi. Oggi purtroppo questo luogo
magico è stato distrutto.' Continua Michaeel Najeeb: 'Nel corso del XIX
secolo i domenicani avevano fatto venire antichi codici e manoscritti
che nel corso degli anni ho pensato bene di digitalizzare uno per uno,
preservandoli da possibili rischi.' E così inizia la singolare vicenda
del religioso cristiano che, per iniziativa personale, si improvvisò
bibliotecario e decise di salvare la cultura locale dai possibili
attacchi degli estremisti islamici. Un lavoro svolto con una passione
unica: 'Dal 1990 giro per il Paese in cerca di testi di valore da
preservare e inventariare.' Un lavoro incredibile e provvidenziale,
visti i tremendi sviluppi religiosi che sarebbero seguiti e di cui si
avevano già concrete avvisaglie.
Già a partire dal 2007, Mosul aveva
iniziato ad avvertire i primi scricchiolii di intolleranza religiosa,
tant'è che gran parte del materiale era già stato trasferito in un'altra
città: 'Trasferimmo tutto il materiale nella città di Qaraqosh, che era
ritenuta più sicura delle altre.' Ma in un periodo di follia religiosa,
nessuna città può essere ritenuta sicura e infatti qualche anno dopo
avvenne il secondo trasferimento: 'Nel 2014 le cose peggiorarono
sensibilmente anche a Qaraqosh e così dovemmo improvvisare lo
spostamento in un'altra città come Erbil. Caricammo
tutti i manoscritti e gli incunaboli che potevamo in macchina e
scappammo di notte, in agosto. Riuscimmo miracolosamente ad arrivare
alla frontiera, ma poi fummo costretti a scendere a piedi, con le
pallottole che fischiavano sopra le nostre orecchie. In lontananza
vedevamo la bandiera dell'Isis sventolare alta al vento: la città era
presa e da lì a poco l'avrebbero completamente distrutta.' Non
tutto,però. Con la sua battaglia silenziosa, padre Najeeb è riuscito a
salvare circa 8.000 manoscritti digitalizzandoli e preservandoli per
sempre nella versione moderna. Un lavoro immane il suo, che deve essere
riconosciuto a livello internazionale.