Grazie alla generosità dei benefattori
italiani, le suore domenicane di Santa Caterina da Siena potranno
finalmente riavere il loro convento a Qaraqosh, in Iraq. Aiuto alla
Chiesa che Soffre promuove in questi giorni una specifica raccolta fondi
a sostegno della ricostruzione del convento, distrutto dall’ISIS
durante l’occupazione della Piana di Ninive. La struttura esisteva dal
1974 e una volta riedificata potrà ospitare circa 20 suore.
Nella notte tra il 6 e il 7 agosto 2014,
anche le religiose sono state costrette ad abbandonare Qaraqosh, dove
il loro ordine era presente fin dal 1893, per cercare rifugio dalla
violenza dei jihadisti ad Erbil. «Abbiamo camminato per ore al buio,
circondate dalla rabbia, dal dolore, dal pianto dei bambini e con la
paura di essere rapite, violentate e vendute come era già successo a
migliaia di donne yazide», ha raccontato ad ACS suor Silvia Batras.
In questi anni, sfollate tra gli
sfollati, le suore sono rimaste accanto alla popolazione, sostenendo i
cristiani e pensando soprattutto ai bambini. Le religiose hanno infatti
organizzato due scuole, una ad Ankawa e una a Duhok. Nella prima,
realizzata grazie alla generosità dei benefattori di ACS, hanno
studiato, ogni anno, oltre 500 ragazzi cristiani dai 6 ai 13 anni.
«La presenza delle Suore di Santa
Caterina da Siena a Qaraqosh è molto importante per la ripresa della
comunità cristiana nella Piana di Ninive – spiega il direttore di
ACS-Italia, Alessandro Monteduro – Le ho incontrate più volte ad Erbil e
ho avuto modo di vedere lo splendido lavoro che fanno, soprattutto
nella gestione delle scuole per i bambini cristiani».
Un invito a sostenere il progetto giunge
anche da padre Georges Jahola, responsabile per Qaraqosh del Comitato
per la Ricostruzione di Ninive. Il sacerdote siro-cattolico rassicura
sull’attuale stato dell’area, in seguito alla recenti tensioni tra i
governi curdo e iracheno. «Le famiglie sono motivate a restare e a
ricostruire. Nella maggior parte della Piana di Ninive, la situazione è
rimasta tranquilla. Soltanto a Telskuf e Batnaya c’è stata
preoccupazione nei giorni scorsi, dopo l’arrivo dell’esercito iracheno.
Ma il quadro non è assolutamente drammatico e i cristiani non stanno
affatto abbandonando l’area».
Il flusso delle famiglie che rientrano a
Qaraqosh non si è dunque arrestato e in tanti attendono con ansia che
la loro casa sia riparata. Così don Jahola si rivolge ai benefattori
italiani: «Abbiamo bisogno del vostro aiuto che ci dà il coraggio di
continuare a ricostruire e di riprendere la nostra vita nella Piana di
Ninive».