By Porte Aperte (Italia)
Un nuovo rapporto intitolato "Comprendere i recenti movimenti dei cristiani che lasciano Siria e Iraq", dove risulta che Il 50-80% della popolazione cristiana dell'Iraq e della Siria è emigrata dall'inizio della guerra civile siriana nel 2011
Un nuovo rapporto intitolato "Comprendere i recenti movimenti dei cristiani che lasciano Siria e Iraq", dove risulta che Il 50-80% della popolazione cristiana dell'Iraq e della Siria è emigrata dall'inizio della guerra civile siriana nel 2011
A
tre anni dal giorno in cui lo Stato Islamico ha assunto il controllo
della città irachena di Mosul, un nuovo rapporto afferma che il 50-80% della popolazione cristiana dell'Iraq e della Siria è emigrata dall'inizio della guerra civile siriana nel 2011.
L'arrivo dell'ISIS ha rappresentato di fatto solo il precipitare di
una tendenza già cominciata nel momento in cui i cristiani hanno
sperimentato una "perdita globale di speranza per un futuro sicuro",
secondo il rapporto prodotto dalle agenzie cristiane Open Doors/Porte
Aperte, Served e Middle East Concern. Il nostro rapporto riconosce la
difficoltà di produrre dati definitivi, ma prevede che la popolazione cristiana totale dell'Iraq si sia ridotta dagli oltre 300.000 del 2014 ai 200.000-250.000 attuali (molti
dei quali sono sfollati interni). Fa notare inoltre che, per i
cristiani che si sono stabiliti altrove, ci sono "pochi incentivi" a
tornare nei loro paesi di origine. Diversi intervistati affermano che: "Il Medio Oriente non è più una casa per i cristiani".
L'Iraq resta il centro di una battaglia terribile. "Per chi lavora in
entrambi i paesi, come Porte Aperte, appare chiaro che l'Iraq abbia il
futuro più incerto, per quanto appaia difficile da comprendere
dall'Italia", afferma Cristian Nani, direttore di Porte Aperte Onlus in
Italia. Di fatto sconfiggere l'ISIS militarmente non assicurerà un
futuro di pace ai cristiani in Iraq (come in Siria). "La
comunità internazionale sembra dimenticare che la persecuzione
anticristiana era elevata in Iraq ben prima della nascita del Califfato.
Quando andai in Iraq anni fa, i cristiani subivano attentati,
rapimenti, oppressione anche in città come Mosul, oltre che Baghdad",
continua Cristian Nani. La sconfitta dell'ISIS potrebbe riportare
all'oppressione anticristiana pre-esistente, ma con il surplus negativo
degli anni di violenze e morte, in cui la devastazione ha fagocitato
città e villaggi, il radicalismo ha invaso tutti gli strati sociali e
l'odio ha inzuppato questa terra. Senza una visione e una strategia che
tenga presente della libertà dei cristiani, il futuro della chiesa è in pericolo.
La presentazione del rapporto presso il Parlamento Europeo avvenuta
oggi, ha proprio lo scopo di attirare l'attenzione sulla condizione dei
cristiani in Medio Oriente, oltre che proporre strumenti di controllo e
protezione che gli stessi nostri fratelli e sorelle in Iraq e Siria ci
chiedono per garantire loro la possibilità di ritornare e ricostruire i
loro paesi.