"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

26 giugno 2017

Contro il rimpatrio forzato di rifugiati iracheni

23 giugno 2017

Dimostrarsi coerenti con la grande vocazione degli Stati Uniti che hanno sempre saputo dare protezione a quanti fuggono dalla persecuzione religiosa: è quanto chiedono i vescovi statunitensi che in una lettera indirizzata al segretario per la Sicurezza interna, John Francis Kelly, intervengono formalmente sul paventato rimpatrio forzato in Iraq, soprattutto dal Michigan e dal Tennessee, di numerosi cattolici caldei che si sono macchiati di crimini più o meno gravi e per i quali hanno già scontato le pene loro inflitte. Una questione da diversi giorni già sul tappeto e che ha suscitato molto clamore nella comunità caldea in nord America ma anche nello stesso Iraq.
Nella lettera si chiede di sospendere il provvedimento di espulsione almeno fino a quando la situazione politico-militare nel paese mediorientale non si sarà stabilizzata e il governo di Baghdad non sarà in grado di garantire il rispetto della libertà religiosa.
Il documento è firmato dal presidente dell’episcopato, il cardinale arcivescovo di Galveston-Houston, Daniel N. DiNardo, insieme ai presuli responsabili della Commissione episcopale per le migrazioni, Joe Steve Vásquez, e del Comitato giustizia e pace internazionale, Oscar Cantú.
Nel testo si esprime appunto «grave preoccupazione» per la sorte di alcuni cristiani, soprattutto cattolici caldei, che in Michigan e in Tennessee sono stati indicati come destinatari di provvedimenti di deportazione. «La restituzione delle minoranze religiose all’Iraq, senza particolari piani di protezione, non sembra coerente — avvertono i vescovi — con le nostre preoccupazioni riguardo al genocidio e alla persecuzione dei cristiani in Iraq». In tale prospettiva, l’episcopato statunitense sollecita il segretario per la Sicurezza interna, Kelly, a «esercitare il potere discrezionale di cui avete diritto per rinviare la deportazione delle persone in Iraq, in particolare i cristiani e i cattolici caldei, che non costituiscono minacce alla sicurezza pubblica statunitense fino a quando la situazione in Iraq non si stabilizza e il suo governo si dimostrerà disposto e capace di proteggere i diritti delle minoranze religiose».


Indipendent Catholic News
June 22, 2017

US Bishops urge authorities not to deport Christian refugees fleeing persecution