By Fides
Sono già tremila i profughi cristiani iracheni fuggiti per l'offensiva
dei jihadisti da Mosul e dalla Piana di Ninive che hanno trovato rifugio
in Giordania, e nei prossimi giorni è annunciato l'arrivo di altri
mille.
Lo conferma all'Agenzia Fides, l'Arcivescovo Maroun Lahham, Vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme. La gran parte dei profughi cristiani – in larga maggioranza cattolici – sono distribuiti in 10 parrocchie latine, greco-cattoliche, siro cattoliche e armene. Per 2mila di loro l'assistenza è garantita direttamente da Caritas Giordania, mentre gli altri vengono sostenuti da una rete di associazioni umanitarie e di volontariato con profilo sia locale che internazionale.
Oltre a chiedere aiuto per le esigenze primarie di sopravvivenza, le famiglie dei profughi cercano anche di ottenere l'inserimento dei propri figli nelle scuole, mentre gli studenti universitari chiedono di poter seguire i corsi e sostenere gli esami presso gli Atenei del Regno Hascemita.
“Due tratti - riferisce a Fides l'Arcivescovo Lahham - accomunano la stragrande maggioranza dei profughi cristiani: nessuno vuole più tornare in Iraq e tutti cercano di ottenere un visto per l'Australia o per l'America. In questo senso, le scelte delle ambasciate e delle cancellerie occidentali rischiano, a modo loro, di contribuire in maniera pesante al venir meno della presenza cristiana in Medio Oriente. Il Patriarca caldeo - sottolinea mons. Lahham - ha riconosciuto che ogni cristiano deve decidere secondo coscienza cosa fare e come guardare al futuro suo e della sua famiglia. Ma se si spalancano ai cristiani le porte dell'accoglienza in Paesi avanzati dell'Occidente, tra l'altro in maniera privilegiata rispetto al resto della popolazione araba, si finisce per fomentare la partenza anche di quelli che potrebbero rimanere. Così tutti i discorsi sulla necessità di tutelare le comunità cristiane radicate da millenni in Medio Oriente, assumono un sapore quasi beffardo”.
Lo conferma all'Agenzia Fides, l'Arcivescovo Maroun Lahham, Vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme. La gran parte dei profughi cristiani – in larga maggioranza cattolici – sono distribuiti in 10 parrocchie latine, greco-cattoliche, siro cattoliche e armene. Per 2mila di loro l'assistenza è garantita direttamente da Caritas Giordania, mentre gli altri vengono sostenuti da una rete di associazioni umanitarie e di volontariato con profilo sia locale che internazionale.
Oltre a chiedere aiuto per le esigenze primarie di sopravvivenza, le famiglie dei profughi cercano anche di ottenere l'inserimento dei propri figli nelle scuole, mentre gli studenti universitari chiedono di poter seguire i corsi e sostenere gli esami presso gli Atenei del Regno Hascemita.
“Due tratti - riferisce a Fides l'Arcivescovo Lahham - accomunano la stragrande maggioranza dei profughi cristiani: nessuno vuole più tornare in Iraq e tutti cercano di ottenere un visto per l'Australia o per l'America. In questo senso, le scelte delle ambasciate e delle cancellerie occidentali rischiano, a modo loro, di contribuire in maniera pesante al venir meno della presenza cristiana in Medio Oriente. Il Patriarca caldeo - sottolinea mons. Lahham - ha riconosciuto che ogni cristiano deve decidere secondo coscienza cosa fare e come guardare al futuro suo e della sua famiglia. Ma se si spalancano ai cristiani le porte dell'accoglienza in Paesi avanzati dell'Occidente, tra l'altro in maniera privilegiata rispetto al resto della popolazione araba, si finisce per fomentare la partenza anche di quelli che potrebbero rimanere. Così tutti i discorsi sulla necessità di tutelare le comunità cristiane radicate da millenni in Medio Oriente, assumono un sapore quasi beffardo”.