By ADNKronos
"Mosul è tornata al Medioevo" e "oggi i cristiani sono vittime
dell'attacco più feroce mai visto nella storia della Mesopotamia". E' la
denuncia che arriva da Anwar Hadaya, deputato cristiano iracheno e
presidente della commissione Economia e Sviluppo del Consiglio
provinciale di Ninive, dove si trova Mosul, finita a giugno sotto il
controllo dello 'Stato islamico dell'Iraq e del Levante' (Isil o Daesh).
Per Hadaya, convinto che in generale "l'Islam sia in contrapposizione
con la democrazia vera", in Iraq "gli yazidi sono stati vittime di un
genocidio e i cristiani di una pulizia etnica", hanno subito "violazioni
molto gravi come se non fossero esseri umani", tanto che è chiaro che
ormai "i cristiani hanno perso la speranza di rimanere nel loro Paese".
"Tra i 120mila e 130mila cristiani - dice durante una conferenza
stampa a Roma alla Camera dei Deputati - sono fuggiti" dalle loro terre
per rifugiarsi per lo più ad Ankawa, nei pressi di Erbil, nel Kurdistan
iracheno.
"Qui i cristiani vivono in una situazione umanitaria drammatica, in
una situazione di grande sofferenza - afferma - molti, dopo aver
lasciato tutto, vivono ancora nelle tende, nelle scuole, nelle piazze,
nei giardini pubblici e con l'inverno alle porte la situazione diventa
ancora più difficile". "I cristiani in Iraq hanno perso la speranza di
rimanere nel loro Paese a causa del tempo prolungato di occupazione
delle loro terre da parte dell'Isil e della situazione drammatica,
disumana, in cui vivono nelle zone dove si sono rifugiati come
profughi", prosegue sottolineando come dalla fine di giugno, dalla presa
di Mosul da parte dell'Isil, "settemila famiglie, circa 30mila persone,
abbiano deciso di lasciare l'Iraq" e come molti altri vogliano fare lo
stesso.
Di qui, "l'appello all'Italia, al Vaticano, alla comunità
internazionale" affinché "sostengano il nuovo governo iracheno per
l'avvio di un dialogo politico che consenta di portare avanti il
processo politico nel Paese" e "aiutino dal punto di vista umanitario,
politico e di sicurezza il governo della provincia del Kurdistan, sotto
pressione da parte delle potenze regionali e per l'afflusso di
profughi".
Per i cristiani fuggiti in Kurdistan, molti dei quali dipendono
"principalmente dagli aiuti umanitari, dall'Onu, dalle organizzazioni
umanitarie e anche dagli aiuti dell'Italia, c'è bisogno di tutto, di
camper come di case prefabbricate", dice, ringraziando il nostro Paese e
la Comunità di Sant'Egidio.
Intanto, prosegue, "Mosul è tornata al Medioevo. Oggi è lecito per
l'Isil confiscare i beni dei cristiani, beni considerati un bottino di
guerra" e la "provincia di Ninive vive come nell'età preindustriale
perché tutto è stato distrutto". "Noi cristiani in Iraq abbiamo sempre
subito attacchi. Succede da 1.400 anni, non è una novità. Ma oggi siamo
vittime dell'attacco più feroce mai visto nella storia della Mesopotamia
e senza un'iniziativa seria non ci saranno più cristiani in Iraq,
soprattutto nella piana di Ninive - afferma - L'Isil sta cercando di
provocare danni enormi a questa civiltà, sta cercando di distruggere
siti archeologici e di colpire personalità religiose".
Per Hadaya, l'Isil - che ha "mire espansionistiche e cerca di
guadagnare la simpatia dei sunniti nel mondo" e che non ha ricevuto
condanne "in modo formale, aperto e chiaro da parte dei Paesi islamici" -
è un "prodotto politico, che cerca di mettere in atto un'agenda
politica" ed è "frutto di un conflitto tra confessioni diverse per il
controllo del potere in Iraq". "Passare dalla dittatura alla democrazia
non è cosa facile per i Paesi del Medio Oriente, è un processo che
richiede molto tempo perché - sostiene - i popoli non sono pronti ad
abbracciare la democrazia e perché la maggior parte della popolazione è
islamica e l'Islam è in contrapposizione con la democrazia".
Un'affermazione che il deputato cristiano spiega con due esempi con
chiari riferimenti all'Afghanistan e all'Arabia Saudita: "nel XXI secolo
le donne sono costrette a indossare il burqa ed è loro proibito guidare
l'auto, quindi sono di fatto escluse dalla partecipazione alla vita
pubblica".
Un appello, durante la conferenza stampa alla presenza di Cesare
Zucconi della Comunità di Sant'Egidio, è arrivato anche dal presidente
del Comitato permanente per i Diritti Umani, Mario Marazziti (Democrazia
solidale, Per l'Italia), per il quale bisogna "sostenere i cristiani e
le minoranze religiose" in Iraq perché è in atto "un'emergenza
umanitaria che richiede con urgenza una risposta", che è auspicabile
possa arrivare anche con una raccolta diretta di aiuti da parte della
popolazione italiana e della società civile. Il punto, dice Marazziti, è
che scegliere di "chiamarsi 'stato islamico' implica un'aspirazione a
prendere il potere nel mondo arabo-islamico fino a essere predominanti e
indica una priorità egemonica che sarebbe una rovina per il mondo
arabo-islamico e occidentale".