By IMG Press
Negli anni Nameere sua moglie Elhamhanno formato una famiglia numerosa e felice. Lui veterinario, lei insegnante, a casa 4 figli: il maggiore con gravi problemi alla vista; il terzo disabile per una paralisi celebrale alla nascita. Fino all’arrivo dell’ISIS, vivevano felici nella città di Kirkuk, il più grande centro petrolifero dell’Iraq. La sera del 2 giugno del 2014 Nameer stava tornando a casa dal lavoro quando è stato fermato da uomini armati con il volto coperto. Dopo essere stato tirato fuori dall’auto con la forza, si è ritrovato con un’arma puntata sulla fronte. “Conosciamo bene la tua famiglia di cristiani infedeli. Non avete il diritto di vivere in Iraq. Ve ne dovete andare, altrimenti vi uccideremo”. La fuga è obbligata.
L’8 settembre 2014 arrivano in Giordania, dove vengono accolti dalla Chiesa locale e la Nunziatura di Amman. Le minacce di morte sono finite, ma le condizioni di salute di due dei loro figli si aggravano, in particolare la figlia più piccola quattordicenne ad Amman non può seguire una corretta attività di riabilitazione e non ha accesso alle medicine necessarie. È stato Don Mario Cornioli, sacerdote toscano in servizio al Patriarcato Latino di Gerusalemme,a segnalare questo caso al Seraficoche con il progetto “I Letti di Francesco” potrà dare nuova speranza a questa famiglia di rifugiati. Il loro trasferimento in Italia è stato possibile grazie al programma di reinsediamento gestito dal Ministero dell’Interno – Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione e cofinanziato dal Fondo Asilo Migrazionee Integrazione dell’Unione Europea.
Eddy, un bambino microcefalo di 6 anni, è arrivato in Italia da un piccolo paesino del Kosovo dove viveva in condizioni di estrema povertà con i suoi genitori e i suoi 3 fratelli. Eddy ha una tetraparesi spastica, serie difficoltà ad alimentarsi, soffre di epilessia ed è soggetto a continui problemi respiratori. Un quadro clinico troppo pesante per i suoi genitori che lo hanno lasciato partire per l’Italia. Oggi Eddy è stato accolto in affido da una famiglia di Assisi ed è in cura al Serafico dove è stato elaborato per lui un “Progetto Riabilitativo Individuale”, definito da un’équipe multidisciplinare di alta specializzazione. Il primo obiettivo è arrivare ad una stabilità clinica, dopodiché si partirà con la fase riabilitativa. Eddy sta già reagendo molto bene alle prime terapie. “Nei primi giorni era praticamente immobile, ora attira l’attenzione con un lamento, sorride sempre, è rilassato. In poche settimane è diventato un altro bambino”, racconta Laura, un’operatrice del Serafico.Gli stimoli affettivi, tattili, e corporei che sta ricevendo confermano la validità del “metodo Serafico”: la relazione incide sui trattamenti. “L’abbraccio, la risposta ad uno stimolo, ogni manovra o azione di riabilitazione nel bambino, come nell’adulto, passa attraverso la relazione che è fatta di contatto, tono di voce, di empatia. Bisogna saper cogliere i bisogni e rispondervi”, spiega Sandro Elisei, Direttore sanitario del Serafico.
Negli anni Nameere sua moglie Elhamhanno formato una famiglia numerosa e felice. Lui veterinario, lei insegnante, a casa 4 figli: il maggiore con gravi problemi alla vista; il terzo disabile per una paralisi celebrale alla nascita. Fino all’arrivo dell’ISIS, vivevano felici nella città di Kirkuk, il più grande centro petrolifero dell’Iraq. La sera del 2 giugno del 2014 Nameer stava tornando a casa dal lavoro quando è stato fermato da uomini armati con il volto coperto. Dopo essere stato tirato fuori dall’auto con la forza, si è ritrovato con un’arma puntata sulla fronte. “Conosciamo bene la tua famiglia di cristiani infedeli. Non avete il diritto di vivere in Iraq. Ve ne dovete andare, altrimenti vi uccideremo”. La fuga è obbligata.
L’8 settembre 2014 arrivano in Giordania, dove vengono accolti dalla Chiesa locale e la Nunziatura di Amman. Le minacce di morte sono finite, ma le condizioni di salute di due dei loro figli si aggravano, in particolare la figlia più piccola quattordicenne ad Amman non può seguire una corretta attività di riabilitazione e non ha accesso alle medicine necessarie. È stato Don Mario Cornioli, sacerdote toscano in servizio al Patriarcato Latino di Gerusalemme,a segnalare questo caso al Seraficoche con il progetto “I Letti di Francesco” potrà dare nuova speranza a questa famiglia di rifugiati. Il loro trasferimento in Italia è stato possibile grazie al programma di reinsediamento gestito dal Ministero dell’Interno – Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione e cofinanziato dal Fondo Asilo Migrazionee Integrazione dell’Unione Europea.
Eddy, un bambino microcefalo di 6 anni, è arrivato in Italia da un piccolo paesino del Kosovo dove viveva in condizioni di estrema povertà con i suoi genitori e i suoi 3 fratelli. Eddy ha una tetraparesi spastica, serie difficoltà ad alimentarsi, soffre di epilessia ed è soggetto a continui problemi respiratori. Un quadro clinico troppo pesante per i suoi genitori che lo hanno lasciato partire per l’Italia. Oggi Eddy è stato accolto in affido da una famiglia di Assisi ed è in cura al Serafico dove è stato elaborato per lui un “Progetto Riabilitativo Individuale”, definito da un’équipe multidisciplinare di alta specializzazione. Il primo obiettivo è arrivare ad una stabilità clinica, dopodiché si partirà con la fase riabilitativa. Eddy sta già reagendo molto bene alle prime terapie. “Nei primi giorni era praticamente immobile, ora attira l’attenzione con un lamento, sorride sempre, è rilassato. In poche settimane è diventato un altro bambino”, racconta Laura, un’operatrice del Serafico.Gli stimoli affettivi, tattili, e corporei che sta ricevendo confermano la validità del “metodo Serafico”: la relazione incide sui trattamenti. “L’abbraccio, la risposta ad uno stimolo, ogni manovra o azione di riabilitazione nel bambino, come nell’adulto, passa attraverso la relazione che è fatta di contatto, tono di voce, di empatia. Bisogna saper cogliere i bisogni e rispondervi”, spiega Sandro Elisei, Direttore sanitario del Serafico.
DISABILI NEL MONDO, UN MILIARDO DI ULTIMI TRA DIFFICOLTÀ E DIRITTI NEGATI
Secondo il Primo Rapporto Mondiale sulla Disabilità, messo a punto nel 2011 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e Banca Mondiale, sono oltre un miliardo le persone, circa il 15% della popolazione mondiale, che vive con qualche forma di disabilità e almeno 93 milioni sono bambini. Sono loro ad essere maggiormente colpiti dalle forme più diverse di esclusione, a seconda del tipo di disabilità che presentano, del luogo in cui vivono e della cultura o della classe sociale a cui appartengono. La disabilità colpisce soprattutto i paesi più poveri, teatro spesso di eventi bellici, dove è facile che i servizi di riabilitazione siano spesso inadeguati, se non addirittura inesistenti.Nel sud del mondo, denuncia il Rapporto UNICEF "La condizione dell’infanzia nel mondo 2013 - Bambini e disabilità", tra i 250.000 e i 500.000 bambini sono a rischio di diventare ciechi per mancanza di vitamina A, che costa solo pochi centesimi. La differenza di genere è un altro fattore chiave di discriminazione: le bambine con disabilità hanno minori possibilità, rispetto ai coetanei maschi, di ricevere cibo o cure.Anche se si guarda più in generale al mondo del lavoro,la disparità è ben evidente: le privazioni subite nell’infanzia possono limitare l’accesso a un impiego o alla partecipazione ad una vita produttiva.Perfino nei paesi OCSE, la percentuale di occupati tra le persone disabili è del 44%, mentre sale al 75% tra i normodotati.
SERAFICO
Il Serafico, fondato nel 1871, è un modello di eccellenza italiana ed internazionale nella riabilitazione, nella ricerca e nell’innovazione medico scientifica per i ragazzi con disabilità plurime. Convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale per trattamenti riabilitativi residenziali, semiresidenziali ed ambulatoriali, il Seraficoaccoglie e cura ogni giorno 150 pazienti, provenienti da tutto il territorio nazionale, per un totale di 10.895 trattamenti riabilitativi e 12.322 trattamenti educativi-occupazionali all’anno (dati 2015). In una superficie complessiva di circa 10.000 mq, posta su di un'area di 40.000 mq, sono disponibili 72 posti letto in regime residenziale, 20 posti letto in regime semi-residenziale, oltre ad un servizio ambulatoriale e di valutazione diagnostica-funzionale. Le persone al servizio degli utenti sono 267: 162 dipendenti, 6 collaboratori e 99 volontari, che mettono in campo non solo capacità e competenze, ma anche un “capitale di umanità” in grado di entrare in sintonia con i pazienti.