“Nonostante la costante diffusione di informazioni, in Europa e
altrove manca un fermo sostegno a favore delle minoranze perseguitate e
discriminate” afferma in un colloquio con ACS-Italia Mons. Rabban
Al-Qas, Vescovo di Zakho e Amadya dei Caldei (Kurdistan iracheno). Per
questo motivo “apprezzo le iniziative della Fondazione pontificia Aiuto
alla Chiesa che Soffre. In aprile, a Roma, Fontana di Trevi è stata
illuminata di rosso per ricordare il sangue dei Cristiani perseguitati.
In novembre anche la Cattedrale di Westminster, a Londra, si vestirà di
luce rossa con lo stesso scopo. E grande conforto traggo dall’iniziativa
di sabato prossimo: ho saputo infatti che sul Grattacielo Pirelli di
Milano comparirà la scritta “Help Christians”. Una grande scritta
luminosa su di un grattacielo in una grande città europea: nessuno potrà
ignorarla! I Cristiani iracheni sono contenti di questo!” commenta
Mons. Al-Qas.
La scritta luminosa sul “Pirellone” di Milano denuncerà la
persecuzione anticristiana durante i lavori di un convegno
internazionale organizzato da ACS-Italia, Regione Lombardia e redazione
de “Gli Occhi della Guerra”. “Siamo grati a tutti gli organizzatori:
l’impegno delle Istituzioni e dei media è fondamentale. Per vincere il
network del terrore e della persecuzione è necessario un network
composto da realtà internazionali come ACS, Istituzioni e media”
aggiunge il Vescovo di di Zakho e Amadya.
“L’attacco sferrato dai militari dell’esercito del governo di Baghdad
e dai peshmerga curdi a Mosul, roccaforte dell’ISIS in Iraq – prosegue
il presule -, è per noi fonte di rinnovata speranza. Le nostre case e le
nostre chiese sono ancora una volta terreno di scontro, e questo ci
amareggia, ma nonostante questo prevale la speranza. Questa feroce
organizzazione terroristica può subire una sconfitta letale, e questo
alimenta la speranza che intere comunità, cristiana, sciita, yazida,
possano tornare a vivere nelle terre da cui sono state scacciate
nell’estate 2014”. Mons. Al-Qas tuttavia non alimenta facili illusioni:
“Quando Mosul sarà definitivamente liberata la speranza dovrà
confrontarsi con la realtà: nuove tensioni per chi dovrà governare, una
città totalmente diversa da quella abbandonata nel 2014, relazioni
sociali difficilmente sanabili… Fra le famiglie cristiane ad Erbil o a
Duhok, ad esempio, è percepibile il profondo dolore per il tradimento
dei vicini di casa, musulmani sunniti che inizialmente hanno accolto
favorevolmente gli uomini del Califfo. Sarà difficile garantire una
pacifica convivenza nel breve termine. Speranza quindi, ma con i piedi
ben piantati per terra. Gli iracheni non debbo illudersi che il giorno
dopo sarà tutto risolto” conclude il Vescovo.