"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

5 marzo 2010

“Mille famiglie cristiane fuggite da Mossul. Il paese ha bisogno di unità”: a Fides l’Arcivescovo siro-cattolico di Mossul

Fonte: Fides

“Oltre mille famiglie cristiane hanno lasciato Mossul negli ultimi dieci giorni, disperdendosi nel territorio circostante. Tutti questi sfollati interni è probabile che non parteciperanno alle elezioni, in quanto sono registrati a Mossul. Ma non c’è molto da fare: la gente è presa dalla paura e pensa alla sua incolumità”: è quanto dichiara in un colloquio con l’Agenzia Fides S. Ecc. Mons. Georges Casmoussa, Arcivescovo siro-cattolico di Mossul, nell’imminenza delle elezioni del 7 marzo. L’Arcivescovo spiega a Fides i motivi dell’esodo: “L’omicidio di 3 cristiani della stessa famiglia, avvenuto alcuni giorni fa (il padre e due fratelli di Mazen Ishoa, sacerdote siro cattolico di Mossul, uccisi il 23 febbraio), è una terribile novità in quanto i fedeli sono stati braccati e uccisi nella loro casa. L’evento ha creato scompiglio e terrore, per questo le famiglie fuggono. E' un periodo buio per noi cristiani in Iraq. I fedeli non vedono un futuro roseo. Non è ammissibile dover subire minacce ed essere costretti a lasciare le proprie case ogni volta che vi sono elezioni: così è accaduto due anni fa, così accade ora. Lo stato dovrebbe garantire la sicurezza”. Sulle speranze che la scadenza elettorale porta con sè, Mons. Casmoussa dice: “Speriamo che dopo le elezioni si apra una nuova era per il paese: che vi sia un governo nuovo in quanto a mentalità e lungimiranza, che si governi con spirito di unità e non di faziosità. Auspichiamo un governo che faccia rispettare e applicare la Costituzione, nell’osservanza della legge, garantendo lo stato di diritto, senza discriminazioni”.“I cristiani – conclude il Presule – vogliono avere una piena cittadinanza, e chiedono che siano tutelati e garantiti per tutti i cittadini iracheni i diritti umani, i diritti civili, sociali, economici e politici”