Fonte: SIR
“Chiedo a tutti gli iracheni di andare a votare e di farlo per il bene dell’Iraq”. A tre giorni dalle elezioni in Iraq è il card. Emmanuel III Delly, patriarca di Baghdad dei caldei, a lanciare, attraverso il SIR, un appello al voto. “Stiamo pregando perché tutto avvenga senza violenza e nell’ordine – dichiara il cardinale – tutto ciò che è in nostro potere lo faremo per il bene del paese e del popolo”.
Le violenze che hanno contrassegnato la campagna elettorale, le ultime ieri a Baquba con decine di morti, mostrano un Paese lacerato: “sono iracheni contro iracheni, partiti contro partiti, ognuno lotta per i suoi interessi. In questi partiti ci sono tutti, sciiti, sunniti, mandei, cristiani, di tante fedi e confessioni, ed è questo il problema. Sono lotte interne che provocano tante vittime”. Il patriarca ha voluto poi ricordare la sua recentissima visita a Mosul: “ho incontrato la popolazione cristiana ed anche i capi civili e delle tribù locali che hanno insistito per venire in vescovado per parlarmi. Tutti si sono detti d’accordo a lavorare e collaborare per ripristinare la sicurezza e la tranquillità per tutta la città”. “Da parte nostra – conclude il card. Delly - preghiamo per la pace e la riconciliazione. All’orizzonte abbiamo il Sinodo per il Medio Oriente, un’occasione per lavorare a servizio non solo dell’Iraq ma di tutta la regione”.
Analogo appello al voto lo ha rivolto anche il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, che a Fides ha dichiarato: “esortiamo tutti i cristiani votare e a eleggere candidati che lavorino per il bene dell’Iraq, perché nel paese tornino a regnare i diritti umani e la libertà religiosa. Il Parlamento riserva ai cristiani 5 seggi: speriamo che vadano a persone adatte a questo delicato compito, di rappresentare le comunità cristiane, di promuovere i nostri diritti, di governare la nostra nazione ferita e dare un contributo alla costruzione di un nuovo Iraq. Non smettiamo di sperare in una nuova era, in un nuovo tempo in cui trionfino il diritto, la giustizia, la stabilità, la garanzie dei diritti umani per tutti. Chiediamo e lavoriamo per la pace e per la libertà di religione, non solo per quella di culto. Il paese, per crescere, ha bisogno di pace e di sicurezza”.