"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

9 marzo 2010

Medio Oriente: Moussalli (Caldei Giordania) "Più aiuto per i rifugiati iracheni"

Fonte: SIR

(Amman) – Una lettera al Nunzio in Iraq e Giordania, mons. Francis Assisi Chullikat, per ricordare le tristi condizioni di vita in cui versano i profughi e i rifugiati iracheni in Giordania. A scriverla, con un gruppo di intellettuali locali, è padre Raymond Moussalli, vicario patriarcale caldeo per la Giordania, che nel regno hascemita da tempo si occupa dei rifugiati iracheni, in particolare, di quelli cristiani, circa 15 mila. “Abbiamo incontrato, di recente, anche il vice presidente iracheno, Tarek al-Hashemi – dichiara al SIR il vicario – al quale abbiamo ribadito quanto scritto nella lettera, ovvero che i cristiani sono gli abitanti originari e cittadini a pieno titolo dell’Iraq e che lo Stato ha il dovere di proteggerli. Noi vogliamo la convivenza con i musulmani”. Padre Moussalli confida molto nell’Ue: “Vogliamo sensibilizzare l’Ue e i suoi Paesi a tradizione cattolica, come Italia, Spagna, Francia, affinché facciano qualcosa per i cristiani iracheni, a cominciare dalla pressione sul Governo. Aprire i confini per accogliere iracheni significa favorire lo svuotamento dell’Iraq; è quanto mai utile, invece, oltre all’accoglienza, cercare di ripristinare all’interno del Paese quelle condizioni utili e necessarie per favorire il rientro dei profughi e dei rifugiati. La comunità internazionale non può restare in silenzio davanti al massacro dei cristiani in Iraq”.
E nell’attesa che la situazione migliori, “vediamo quale sarà il risultato del voto del 7 marzo”, afferma padre Moussalli, che continua la sua opera di accoglienza ai rifugiati iracheni che giungono ad Amman: “Come Chiesa caldea cerchiamo di assisterli sin dal momento del loro arrivo, offrendo loro la possibilità di studiare, seguire corsi scolastici informali, avere un minimo di assistenza sanitaria. Per vivere lavorano al nero, chi può si sostiene con dei soldi propri, guadagnati dopo aver venduto i loro averi in Iraq, oppure appoggiandosi a familiari ed amici. Gli unici aiuti che riceviamo ci giungono dalle Caritas e dalle altre Chiese cristiane. L’esortazione ai vescovi del mondo ad aiutare concretamente i cristiani in Medio Oriente, lanciato ieri dalla Congregazione per le Chiese orientali nell’ambito della Colletta del Venerdì Santo (cfr Quotidiano di 8 marzo ore 13.27 ) è per noi di grande aiuto e ci incoraggia”.