"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

3 marzo 2010

13 marzo, giornata della solidarietà con gli iracheni cristiani in Libano

By Baghdadhope*

Molte sono in questi giorni le manifestazioni di solidarietà agli iracheni cristiani che, specialmente a Mosul, sono vittime di violenze e soprusi che ne stanno causando la fuga verso zone per adesso più sicure.

Secondo il rapporto pubblicato ieri dall'OCHA (United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs) sono ben 4320 i cristiani che hanno lasciato Mosul per sfollare nei vicini distretti di Hamdaniyah e Telkief. Come, tra gli altri, le famiglie rifugiatesi nel monastero caldeo di Al Qosh che hanno ricevuto la visita del Patriarca, Mar Emmanuel III Delly, accompagnato dal vescovo di Mosul, Mons. Emile Shimoun Nona, da quello di Al Qosh, Mons. Mikha P. Maqdassi e da Padre Jibrail Toma, abate generale dell'ordine Antoniano di St. Hormizd dei Caldei.

Una situazione tragica che sta spingendo molte voci, in Iraq e nel mondo, a levarsi a loro difesa. Così all'appello per la protezione degli iracheni cristiani fatto dal Patriarca della chiesa Siro Ortodossa, Mar Ignatius Zakka I Iwas, si è unito il vescovo di Aleppo della stessa chiesa, Mar Gregorious Ibrahim, che, rivolgendosi a cristiani e musulmani, fedeli dell'unico Dio, ha citato il Vangelo di Giovanni 15:12 "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" e la Sura XXII (Al Hajj - Il Pellegrinaggio) del Sacro Corano "Se Allah non respingesse gli uni per mezzo degli altri, sarebbero ora distrutti monasteri e chiese, sinagoghe e moschee nei quali il Nome di Allah è spesso menzionato."

Una manifestazione di solidarietà con i cristiani di Mosul si è tenuta a Bassora con la presenza sia di cristiani, e tra essi Padre Emad Aziz Al Banna, corepiscopo caldeo, sia di musulmani.

Lo U.S Dominican Iraq Coordination Committee, che fa capo alla grande famiglia dei domenicani negli Stati Uniti, ha inviato una lettera al Cardinale Francis George, presidente della U.S. Conference of Catholic Bishops in cui viene rivolta la richiesta di far pressioni sul governo americano perchè esso a sua volta le faccia su quello iracheno perchè vengano assicurati diritti e protezioni ai cristiani.

Analoga lettera è stata inviata al presidente americano Barak Obama dalla Society for Threatened People tedesca che si spinge fino ad accusare di inerzia le truppe americane che, pur lavorando in supporto della lista sunnita Al Hadbaa che governa la città e la provincia laddove la maggioranza è sunnita e che è ritenuta responsabile delle discriminazioni verso i cristiani, non hanno fatto nulla per difenderli.

A Beirut il Consiglio dei vescovi maroniti ha aderito alla proposta di una giornata di solidarietà con gli iracheni cristiani il giorno 13 di marzo nelle basilica di Notre Dame du Liban ad Harissa, uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio in Libano a circa 20 km dalla capitale.

A Roma si parlerà anche ma non solo degli iracheni cristiani durante i tre giorni che la Pontificia Università Lateranense dedicherà i prossimi 17-18 e 19 marzo alla preghiera ed alla riflessione sulla passione di Cristo e della Chiesa con l'incontro "In Memoriam Martyrum. Se il chicco di grano non muore..." organizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Tra i relatori Monsignor Philippe Najim - Procuratore della Chiesa caldea presso la Santa Sede.

Nella foto di presentazione dell'evento "In Memoriam Martyrum" si riconoscono i martiri della chiesa caldea uccisi a Mosul, Padre Ragheed Kanni e Mons. Faraj P. Rahho.