30 giugno 2007
Il grido degli Iracheni Cristiani: “Per carità, non lasciateci soli”
di Patrick Reilly ASSIST News Service
titolo originale: ‘Please Don’t Leave Us’The Cry of Iraq’s Christians. Tradotto ed adattato da Baghdadhope
BAGHDAD -- Il canonico Andrew White, vicario della chiesa anglicana di San George a Baghdad, racconta in una serie di mail inviate ad ASN della crisi sempre peggiore nel paese e delle sofferenze dei cristiani aumentate negli ultimi mesi. La situazione, dice White, “è peggiore ogni giorno di più.”
I cristiani sono stati rapiti, assassinati, costretti a lasciare le proprie case, uccisi durante gli attacchi che a Baghdad sono cronaca di tutti i giorni. Molte famiglie si sono rifugiate nella chiesa di San George che hanno paura di lasciare. White, presidente della the Foundation for Relief and Reconciliation for the Middle East (FRRME) (Fondazione per il soccorso e la Riconciliazione in Medio Oriente) conduce i servizi ecclesiastici in ciò che è rimasto della chiesa, circondata da filo spinato dal momento della caduta del regime di Saddam Hussein.
Alla domenica il Reverendo White compie un viaggio che ben pochi ministri della chiesa d’Inghilterra farebbero. Vestito con il giubbotto antiproiettile e l’elmetto, e con addosso la Croce di Chiodi della Cattedrale di Coventry, egli viene scortato dalla “Zona Verde” alla chiesa dalle Forze Speciali. Molto spesso White ha potuto vedere con i propri occhi la morte, la distruzione, i cadaveri lungo le strade, ha potuto sentire l’odore della morte.
Nel momento in cui White entra in chiesa si alza un applauso spontaneo delle circa 1300 persone presenti. Tutti, compresi alcuni musulmani, sono felici di vederlo: lui non li ha abbandonati. In molti vorrebbero parlargli, anche solo toccarlo, mentre avanza verso il pulpito per predicare speranza ed amore. I cristiani si affollano in chiesa alla domenica, ed abbracciano il loro Padre, “Abouna Andrew.”
Ognuno può sentire la presenza dell'amore di Dio attraverso di lui.
Il servizio religioso, guidato dai bambini, va avanti per ore:"un tempo in cui i cuori e le menti si concentrano su Dio" dice White, a dispetto di quanto accade intorno.
Guardando il suo gregge White sa che molti mancano. Molti sono stati rapiti e lui sa che senza denaro per il riscatto saranno uccisi.
Egli ricorda Suad, madre di otto figli e membro dell'Unione delle Madri, morta meno di due settimane prima per le conseguenze delle ustioni che le piagavano il corpo. Quando White seppe dal medico che aveva in cura la donna che la stavano curando con Paracetamolo riuscì a procurarsi della morfina e così nei suoi due ultimi giorni di vita Suad non ebbe dolore. Ma molti altri appartenenti alla congregazione sono spariti. Nei mesi scorsi ben cinque laici che lavoravano per la chiesa sono stati uccisi. I sermoni del Reverendo White e la sua presenza sono l'unica speranza che i cristiani hanno. Lasciare la chiesa richiede più tempo che arrivarci tante sono le persone che vogliono parlargli, che lo circondano, i bambini che gli si aggrappano addosso e gli chiedono di non abbandonarli.
Per le famiglie che si sono rifugiate in chiesa la situazione è disperata: non c’è cibo né acqua potabile. Si vive nella paura costante, di giorno si prega per la notte che avanza, di notte per il giorno successivo. Durante la notte i colpi dei razzi e degli attentati suicidi si sentono più vicini ed i bambini piangono.
Il Reverendo White, che ha compiuto 43 anni venerdì 29 giugno, si appella alla comunità internazionale perché aiuti il suo gregge. Nella sua ultima mail ha scritto: “Desidero tanto che la Chiesa risponda ai loro bisogni. La gente spesso chiede cosa può fare per aiutarci e le risposta è che abbiamo bisogno di denaro per comprare cibo. Non abbiamo bisogno di altri orsacchiotti, sono carini ma non aiutano i bambini. Non abbiamo bisogno di altre Bibbie, ne abbiamo già abbastanza.”
“La gente guarda le Bibbie e dice: ‘Non possiamo mangiarle.’ Abbiamo bisogno di denaro per il cibo e per pagare gli affitti, le nostre risorse sono insufficienti. Centinaia di cristiani dormono nelle chiese perché hanno dovuto lasciare le proprie case. Ventisette persone della nostra comunità sono state rapite, non abbiamo i soldi per pagare i riscatti e perciò saranno uccise. Non ho più denaro. Speriamo e confidiamo in Dio perché ci aiuti, e Lui lo fa. La situazione rimane orribile ma la nostra gente continua ad adorarLo. "
Per aiutare i nostri fratelli e le nostre sorelle irachene visita il sito: http://www.frrme.org/.
Patrick Reilly è un giornalista freelance cristiano inglese. Lo si può contattare all'indirizzo: patrickr@fish.co.uk