In mezzo ai cristiani di Baghdad e Mosul, rifugiatisi nei lontani villaggi della diocesi di Zahko nel Nord dell'Iraq, per portare loro aiuto e solidarietà. È l’iniziativa di 50 giovani (26 ragazzi e 24 ragazze) della diocesi di Kirkuk, che, nonostante i pericoli legati alla mancanza di sicurezza, si sono recati nei villaggi di Veshgabour, di Dayrabun e di Karawella, dove per una settimana hanno animato preghiera e attività sociali per i rifugiati cristiani in fuga da Baghdad e Mosul per le persecuzioni. A riferire la notizia al SIR è don Janan Shamil dalla diocesi di Kirkuk che parla di “una esperienza di speranza nel buio iracheno. I giovani – spiega - fanno parte del gruppo diocesano Emmaus, fondato circa due anni fa, che propone preghiera, meditazione, lavoro e solidarietà”. “Un conto è parlarne, altro è vedere di persona le sofferenze che molti nostri fratelli patiscono nell’Iraq di oggi – dichiara al SIR M.M. giovane studentessa di Kirkuk -Trovarsi a contatto con gente che viveva in grandi città mentre ora si trova in piccoli villaggi dopo essere stata costretta a lasciare lavoro, casa ed averi, è un'occasione per meditare per sperare in un futuro migliore. Insieme abbiamo pregato per una rapida fine dalla violenza e per la pace”.
“Baghdad ha perduto la sua bellezza e non ne è rimasto che il nome.
Rispetto a ciò che essa era un tempo, prima che gli eventi la colpissero e gli occhi delle calamità si rivolgessero a lei, essa non è più che una traccia annullata, o una sembianza di emergente fantasma.”
Ibn Battuta
"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."
Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014
Baghdad, 19 luglio 2014
24 luglio 2007
Kirkuk, giovani cristiani in aiuto ai rifugiati nel nord
Fonte: SIR
In mezzo ai cristiani di Baghdad e Mosul, rifugiatisi nei lontani villaggi della diocesi di Zahko nel Nord dell'Iraq, per portare loro aiuto e solidarietà. È l’iniziativa di 50 giovani (26 ragazzi e 24 ragazze) della diocesi di Kirkuk, che, nonostante i pericoli legati alla mancanza di sicurezza, si sono recati nei villaggi di Veshgabour, di Dayrabun e di Karawella, dove per una settimana hanno animato preghiera e attività sociali per i rifugiati cristiani in fuga da Baghdad e Mosul per le persecuzioni. A riferire la notizia al SIR è don Janan Shamil dalla diocesi di Kirkuk che parla di “una esperienza di speranza nel buio iracheno. I giovani – spiega - fanno parte del gruppo diocesano Emmaus, fondato circa due anni fa, che propone preghiera, meditazione, lavoro e solidarietà”. “Un conto è parlarne, altro è vedere di persona le sofferenze che molti nostri fratelli patiscono nell’Iraq di oggi – dichiara al SIR M.M. giovane studentessa di Kirkuk -Trovarsi a contatto con gente che viveva in grandi città mentre ora si trova in piccoli villaggi dopo essere stata costretta a lasciare lavoro, casa ed averi, è un'occasione per meditare per sperare in un futuro migliore. Insieme abbiamo pregato per una rapida fine dalla violenza e per la pace”.
In mezzo ai cristiani di Baghdad e Mosul, rifugiatisi nei lontani villaggi della diocesi di Zahko nel Nord dell'Iraq, per portare loro aiuto e solidarietà. È l’iniziativa di 50 giovani (26 ragazzi e 24 ragazze) della diocesi di Kirkuk, che, nonostante i pericoli legati alla mancanza di sicurezza, si sono recati nei villaggi di Veshgabour, di Dayrabun e di Karawella, dove per una settimana hanno animato preghiera e attività sociali per i rifugiati cristiani in fuga da Baghdad e Mosul per le persecuzioni. A riferire la notizia al SIR è don Janan Shamil dalla diocesi di Kirkuk che parla di “una esperienza di speranza nel buio iracheno. I giovani – spiega - fanno parte del gruppo diocesano Emmaus, fondato circa due anni fa, che propone preghiera, meditazione, lavoro e solidarietà”. “Un conto è parlarne, altro è vedere di persona le sofferenze che molti nostri fratelli patiscono nell’Iraq di oggi – dichiara al SIR M.M. giovane studentessa di Kirkuk -Trovarsi a contatto con gente che viveva in grandi città mentre ora si trova in piccoli villaggi dopo essere stata costretta a lasciare lavoro, casa ed averi, è un'occasione per meditare per sperare in un futuro migliore. Insieme abbiamo pregato per una rapida fine dalla violenza e per la pace”.