"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

14 marzo 2017

Siria: mons. Audo (vescovo Aleppo), “no a soluzioni che vengano dall’esterno né divisioni”; sì a “pace e riconciliazione”

By SIR

“Aiutare la Siria a trovare una soluzione che porti pace e riconciliazione”.
È quello che ha chiesto, oggi, mons. Antoine Audo, vescovo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, intervenendo, a Roma, alla presentazione del Dossier di Caritas italiana, “Come fiori tra le macerie. Giovani e ragazzi che restano”. “Di solito – ha osservato il presule – i media occidentali propongono come soluzione il cambio del presidente in Siria, ma la situazione è molto più complessa”. In Siria “dappertutto c’è grande povertà – ha denunciato il vescovo -,
ma è molto critica la situazione delle minoranze, come quella cristiana. Come è già accauto in Iraq, ci sono fanatici che vogliono cacciare i cristiani e questo fa paura. ma, poi, ci sono altri che spontaneamente vogliono andare via per raggiungere Paesi, dove ci sono cibo, possibilità di formazione e servizi sanitari. Questo atteggiamento è diffuso tra i giovani, ma noi, come Chiesa, cerchiamo di continuare la presenza in Siria”. Certo, non è facile: “Ogni volta che si registra una speranza di pace, riprendono le violenze, con attentati gravi. Chi vuole distruggere la Siria? Ci sono –  ha avvertito mons. Audo – grandi interessi in gioco, sia a livello regionale sia internazionale”. A ciò si aggiunge “la lotta, all’interno dell’islam, tra sunniti e sciiti. Benché si dichiari ideologicamente laica, la Siria è ancora una società tribale, un Paese confessionale”. Di qui discende un impegno: “Dobbiamo aiutare la gente a parlare di questa realtà”. Mons. Audo si è detto anche contrario a una soluzione del conflitto che venga “dall’esterno” e anche “a una possibile divisione del Paese”, perché “la Siria ha tutto per essere un Paese unito”. “Il desiderio di dividere la Siria – ha assicurato – viene dall’esterno, non dalla cultura siriana”.