"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

25 giugno 2014

Emergenza umanitaria in Iraq

By Osservatore Romano

Si stima, riferisce la missione delle Nazioni Unite nel Paese (Unami), che dall'inizio dell'anno siano oltre 1,2 milioni gli sfollati: cifre che sono andate crescendo in questi ultimi giorni a seguito dall’avanzata dei miliziani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) che, con le loro efferate violenze, stanno seminando panico e terrore tra la popolazione.

Dal canto suo l’Unicef ha comunicato che in questo scenario il prezzo più alto viene pagato dai bambini: sono circa trecentomila i piccoli che necessitano di cure, poiché stanno venendo meno le più elementari condizioni di igiene e, di conseguenza, cresce il rischio del diffondersi di malattie che andrebbero a colpire anzitutto i più vulnerabili.

In questi giorni l’Unicef ha coordinato diverse missioni per aiutare le autorità locali a coordinare gli interventi più urgenti. Nel frattempo squadre di soccorso hanno raggiunto i bambini e le loro famiglie a Sinjar e a Tel Keif, ad appena qualche chilometro dal fronte dei combattimenti in corso a Mossul.

Intanto si sta cercando di fare chiarezza riguardo ai bombardamenti aerei avvenuti ieri contro postazioni dei qaedisti al confine tra Siria e Iraq. Media governativi iracheni hanno puntato il dito sui droni statunitensi, mentre il Pentagono ha seccamente smentito. Fonti sul terreno hanno affermato che i raid sono stati compiuti da caccia del regime siriano. Nella giornata di ieri sono proseguiti i combattimenti tra l’esercito di Baghdad e i miliziani attorno al complesso petrolifero di Balij. Sempre ieri vi è stato l’incontro tra il segretario di Stato statunitense, John Kerry, e il presidente del Kurdistan iracheno, Massud Barzani, il quale, in un’intervista alla Cnn, ha dichiarato che il Paese «sta cadendo a pezzi» e che «il Governo centrale ha perso il controllo della situazione». Durante il colloquio, a Erbil, Kerry ha chiesto Barzani di «impegnarsi per la coesione nazionale» ricordando che questo è «un momento molto critico per l’Iraq» e che la formazione del nuovo Governo rappresenta «una sfida centrale». In un’intervista alla Cbs il capo della diplomazia statunitense ha poi affermato che l’Amministrazione Obama è «pronta a usare la forza militare» per aiutare l’Iraq, «ma non fino a quando vi sarà un vuoto di potere nel Paese». Lo stesso Kerry ha annunciato che il Parlamento iracheno si riunirà il primo luglio per avviare le consultazioni dirette a dar vita a un nuovo Esecutivo. Ma questa mattina il primo ministro iracheno, Nouri Al Maliki, ha respinto il piano per un Governo di unità nazionale, poiché lo considera «un colpo» contro la Costituzione e contro il processo politico.