By AgenSIR
20 febbraio 2021
Un vademecum ‘spirituale’ e pratico per la visita del Papa In Iraq: in una nota pubblicata nella serata di ieri, il Patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, fornisce una serie di istruzioni per i fedeli perché vivano a pieno l’imminente arrivo del Pontefice (5-8 marzo).
Il Patriarca parla di “visita storica del Papa che viene per tutti gli iracheni. Invito tutti a preservare il carattere pastorale e spirituale della visita, ad ascoltare gli importanti messaggi rivolti da Papa Francesco, e a non fermarvi all’aspetto cerimoniale esterno. Ci sono molte cose che possiamo migliorare quando si ha la buona volontà per farlo”.
“La storia del nostro Paese e della nostra Chiesa – sottolinea Mar Sako – è caratterizzata da un variegato patrimonio di civiltà, cultura e spiritualità, ma è anche segnata da conflitti, dolori, sofferenze e sangue di martiri”. La visita, aggiunge, “è una ulteriore occasione per sottolineare, dopo tanta sofferenza, l’urgenza di dare priorità al bene comune per riformare l’attuale misera situazione, in particolare per affrontare la crisi economica, garantire sicurezza e stabilità affinché ogni iracheno, indipendentemente dalla sua religione, setta o nazionalità, possa sentire che l’Iraq è la sua casa”.
Il cardinale esprime “apprezzamento” per “l’insistenza del Papa di voler stare di persona in mezzo a noi per condividere il nostro dolore e risollevare il nostro spirito con messaggi di fratellanza”.
Da qui la speranza del patriarca Sako che “gli iracheni rispondano tutti all’appello di Papa Francesco, messaggero di pace, per aderire a valori comuni come solidarietà e cooperazione, per proteggere la vita dei cittadini e rispettare i loro diritti e la loro dignità. Alla base la convinzione che gli iracheni, siano essi cristiani, musulmani e di altre religioni e culture, sono fratelli e che Dio è per la vita, la pace, l’amore e la misericordia, non per l’odio, l’ingiustizia, la lotta, la polarizzazione e i conflitti abominevoli”.
Nel testo il cardinale avverte che non tutti i fedeli potranno partecipare agli eventi papali a causa del Covid-19 ma sarà possibile seguire la visita grazie ad Al-Iraqiya TV e Rudaw TV.
Sarà possibile – per chi ne farà richiesta ai rispettivi parroci – salutare il Papa sulla strada dell’aeroporto il 5 marzo pomeriggio, dopo il suo arrivo a Baghdad. Il 6 marzo, in serata, Papa Francesco celebrerà la messa nella cattedrale di San Giuseppe, secondo il rito caldeo, le preghiere saranno recitate in caldeo – siriaco, arabo e italiano. Alla messa non potranno partecipare più di 500 fedeli che dovranno essere muniti di una tessera da mostrare all’ingresso. Il nominativo dovrà essere nell’elenco degli ammessi alla celebrazione. L’ingresso sarà consentito almeno due ore prima dell’orario della messa, per motivi organizzativi e di sicurezza. La messa nello stadio di Erbil (7 marzo) sarà, invece, in rito latino. Restano valide le misure preventive contro la pandemia Corona: indossare la maschera e sterilizzare le mani all’ingresso, sedersi secondo il sistema di distanziamento sociale e non avvicinarsi al Papa quando si entra in chiesa o nello stadio. “Ciò che è importante – conclude il patriarca Sako – è che da questa visita escano rafforzate la speranza e la fiducia. Preghiamo affinché tutto si svolga in sicurezza per il ritorno della pace, della stabilità e della vita normale in Iraq e nella regione”.
“La storia del nostro Paese e della nostra Chiesa – sottolinea Mar Sako – è caratterizzata da un variegato patrimonio di civiltà, cultura e spiritualità, ma è anche segnata da conflitti, dolori, sofferenze e sangue di martiri”. La visita, aggiunge, “è una ulteriore occasione per sottolineare, dopo tanta sofferenza, l’urgenza di dare priorità al bene comune per riformare l’attuale misera situazione, in particolare per affrontare la crisi economica, garantire sicurezza e stabilità affinché ogni iracheno, indipendentemente dalla sua religione, setta o nazionalità, possa sentire che l’Iraq è la sua casa”.
Il cardinale esprime “apprezzamento” per “l’insistenza del Papa di voler stare di persona in mezzo a noi per condividere il nostro dolore e risollevare il nostro spirito con messaggi di fratellanza”.
Da qui la speranza del patriarca Sako che “gli iracheni rispondano tutti all’appello di Papa Francesco, messaggero di pace, per aderire a valori comuni come solidarietà e cooperazione, per proteggere la vita dei cittadini e rispettare i loro diritti e la loro dignità. Alla base la convinzione che gli iracheni, siano essi cristiani, musulmani e di altre religioni e culture, sono fratelli e che Dio è per la vita, la pace, l’amore e la misericordia, non per l’odio, l’ingiustizia, la lotta, la polarizzazione e i conflitti abominevoli”.
Nel testo il cardinale avverte che non tutti i fedeli potranno partecipare agli eventi papali a causa del Covid-19 ma sarà possibile seguire la visita grazie ad Al-Iraqiya TV e Rudaw TV.
Sarà possibile – per chi ne farà richiesta ai rispettivi parroci – salutare il Papa sulla strada dell’aeroporto il 5 marzo pomeriggio, dopo il suo arrivo a Baghdad. Il 6 marzo, in serata, Papa Francesco celebrerà la messa nella cattedrale di San Giuseppe, secondo il rito caldeo, le preghiere saranno recitate in caldeo – siriaco, arabo e italiano. Alla messa non potranno partecipare più di 500 fedeli che dovranno essere muniti di una tessera da mostrare all’ingresso. Il nominativo dovrà essere nell’elenco degli ammessi alla celebrazione. L’ingresso sarà consentito almeno due ore prima dell’orario della messa, per motivi organizzativi e di sicurezza. La messa nello stadio di Erbil (7 marzo) sarà, invece, in rito latino. Restano valide le misure preventive contro la pandemia Corona: indossare la maschera e sterilizzare le mani all’ingresso, sedersi secondo il sistema di distanziamento sociale e non avvicinarsi al Papa quando si entra in chiesa o nello stadio. “Ciò che è importante – conclude il patriarca Sako – è che da questa visita escano rafforzate la speranza e la fiducia. Preghiamo affinché tutto si svolga in sicurezza per il ritorno della pace, della stabilità e della vita normale in Iraq e nella regione”.