"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

9 novembre 2016

Sally, una seconda vita tra ago e filo


“Ma liberaci dal male”.
Le parole del Padre Nostro, cantato in aramaico, nella stessa lingua in cui Gesù lo recitò la prima volta, riempiono la piccolo sala di un laboratorio di sartoria di Amman, in Giordania. Qualche macchina da cucire ricavata da un vecchio convento, delle stoffe tipicamente mediorientali e alcune ragazze irachene che condividono una storia.

Sally Saed
Kirkuq, Iraq
“Siamo venuti in Giordania perché abbiamo ricevuto minacce di vita. Siamo dovute emigrare perché la situazione era diventata impossibile per noi in Iraq, in quanto cristiani”.
Sally è una degli oltre 500mila iracheni che hanno dovuto abbandonare la propria terra nell’estate 2014 per l’invasione del sedicente stato islamico.
Una volta fuggita da Kirkuk e approdata in Giordania deve fronteggiare una lunga attesa. L’attesa spesso interminabile che coinvolge tutti i profughi iracheni, impossibilitati a lavorare secondo le leggi giordane e in cerca di un visto per emigrare.
Poi, dieci mesi fa, si imbatte in “Rafedìn - Made by Iraqi girls”, progetto guidato dal sacerdote del patriarcato latino Mario Cornioli e sostenuto dalla Caritas e dai francescani.
“Eravamo dieci ragazze. Poi abbiamo cominciato a lavorare e siamo aumentate, raggiungendo anche le 20 persone. All’inizio sono venuti in due a tenere un corso in cucito di sei giorni. Poi, dopo quattro mesi, sono arrivate delle italiane che ci hanno insegnato cose nuove. Ora abbiamo abbastanza lavoro e abbiamo imparato a cucire”.
Nel mese di ottobre le giovani sarte, che condividono anche la fede cristiana, ricevono la visita del Cardinal Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali e inviato speciale di Papa Francesco. E nel dialogo con lui emerge una roccia, nel mezzo della tempesta.
“Quelli che sono usciti da Ninive e da Mosul hanno perduto tutto, case, lavoro, hanno perso tutta la vita in una sola notte. Ma sono usciti con la loro fede salda che è tutto per noi”.

S.Em. Card. Leonardo Sandri
Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
“Dal punto di vista materiale certo è una perdita quello che hanno subito, ma dal punto di vista spirituale non hanno perso Dio, non hanno perso la fede. Ed è questa la forza e la ricchezza che tutti noi impariamo da loro umilmente e che cerchiamo di avere”.
Sally e le altre ragazze hanno anche regalato al Cardinale una casula fatta a mano ricavata, secondo lo stile Rafedìn, da stoffe tipiche mediorientali.
“Quando celebrerò la messa con quella casula, su di essa staranno tutte loro e quindi concelebreranno con me con quella casula”