"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

4 novembre 2019

Sako: spero che il governo dell’Iraq ascolti il popolo che soffre

By Vatican News
Michele Raviart

In Iraq almeno tre persone sono state uccisi a Karbala, nel sud del Paese, dove una folla ha assaltato il consolato iraniano nella città. I manifestanti hanno sostituito la bandiera dell’Iran con quella dell’Iraq e accusato il governo di Teheran di ingerenza negli affari del loro Paese. Sassi sono stati tirati contro la sede diplomatica iraniana in quella che è una delle città sante per i musulmani di confessione sciita. Le forze di sicurezza hanno dichiarato di aver sparato colpi in aria per disperdere i manifestanti mentre alcune testimonianze hanno parlato di colpi sparati ad altezza d’uomo.

250 le vittime finora

Le proteste in Iraq contro il carovita e la corruzione del governo sono cominciate il primo di ottobre e hanno causato finora oltre 250 vittime per gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Nella capitale Baghdad cuore del malcontento è la centrale piazza Tahrir, occupata da migliaia di persone che hanno sfidato il coprifuoco imposto dal governo.

Grande partecipazione delle donne

“Spero che il governo voglia ascoltare il grido di queste persone che soffrono, come ha chiesto il Santo Padre”, ha affermato a Vatican News il cardinale Louis Raphaël Sako, patriarca di babilonia dei Caldei, che sabato ha incontrato i manifestanti proprio a piazza Tahrir. “Sono andato a portare medicine per i feriti e i malati”, ha detto, “e ho trovato migliaia e migliaia di giovani, anziani, donne e giovani studenti. È la prima volta che le donne partecipano in forza a queste manifestazioni”.

Il governo chiede il ripristino della normalità
“Questa gente cerca giustizia e un avvenire migliore ed è stata capace di abbattere le barriere settarie che dividono gli iracheni, di unirli e di dire che l’Iraq viene prima di tutto”, ha affermato il porporato. “Hanno lanciato un appello al governo affinché prenda delle misure rapide e concrete e che il denaro sparito negli ultimi sedici anni per la corruzione sia recuperato in progetti di sviluppo economico, sociale e sanitario”.
Il primo ministro Adel Abdul Mahdi ha intanto chiesto ai manifestanti di aiutarli a ripristinare la normalità nel Paese e ha sottolineato come le proteste stiano costando all’economia irachena miliardi di dollari. Il presidente Barham Saleh, invece, ha promesso elezioni anticipate e una nuova legge elettorale.

Le somiglianze con le proteste in Libano

Proteste simili nella forma e nei contenuti si stanno svolgendo in questi giorni anche in Libano e il cardinale Sako  ha sottolineato le analogie tra i due Paesi. Il malcontento, afferma il patriarca dei Caldei. è dovuto “alla corruzione” e “alla classe politica che cerca potere e denaro mentre la gente soffre”. “I manifestanti iracheni e libanesi”, poi, “fanno le stesse domande di dignità umana, prosperità economica, giustizia sociale, cittadinanza, lontano dal settarismo e dal confessionalismo”.

Sako: queste grida sono le grida di Cristo

Il cardinale Sako ha poi apprezzato come lui e i suoi collaboratori sono stati accolti a piazza Tahrir. “Voi cristiani siete dei fratelli e siete all’origine di questo Paese”, è stato detto loro. “Sento nel profondo”, ha poi affermato il porporato, “che queste grida sono le grida del Cristo, che è venuto per portare agli uomini una vita più degna; la sua lotta contro tutte le manovre, la sua opposizione alle autorità religiose del suo tempo, contro la politica: ecco, oggi viviamo la stessa situazione. Io sento che Cristo è presente: non è una teoria, una speculazione teologica, ma è un’incarnazione. In piazza erano in 500 mila, e noi eravamo una decina, con due o tre vescovi, cinque o sei preti, una ventina di giovani: tutti sono venuti a circondarci e a parlarci: è un segno di speranza, per noi…”

Una Messa per la pace e la stabilità

Oggi scuola ed amministrazioni sono rimaste chiuse in gran parte del Paese e questa sera sarà celebrata nella cattedrale di San Pietro a Baghdad una preghiera ecumenica per la pace e la stabilità del Paese.