By Vatican News
Elvira Ragosta
Gli iracheni sono scesi in piazza anche nelle ultime ore per protestare contro il carovita e la corruzione. I media locali registrano ancora vittime nella repressione delle manifestazioni. Gli scontri sono avvenuti ieri a Nassiriya, a sud di Baghdad, dove quattro persone sono rimaste uccise e 130 ferite. Secondo la Commissione per i diritti umani irachena, sono circa 320 persone che hanno perso la vita dall’inizio delle manifestazioni, a inizio ottobre scorso.
La testimonianza dell’arcivescovo di Baghdad
Elvira Ragosta
Gli iracheni sono scesi in piazza anche nelle ultime ore per protestare contro il carovita e la corruzione. I media locali registrano ancora vittime nella repressione delle manifestazioni. Gli scontri sono avvenuti ieri a Nassiriya, a sud di Baghdad, dove quattro persone sono rimaste uccise e 130 ferite. Secondo la Commissione per i diritti umani irachena, sono circa 320 persone che hanno perso la vita dall’inizio delle manifestazioni, a inizio ottobre scorso.
La testimonianza dell’arcivescovo di Baghdad
La situazione a Baghdad è difficile da descrivere e incomprensibile da lontano, dice ai microfoni di Adelaide Patrignani monsignor Jean Benjamin Sleiman,
arcivescovo di Baghdad. “Nel mio quartiere c’è normalità - aggiunge
Sleiman- ma nel cuore della città ci sono ancora manifestazioni, strade
chiuse, misure di sicurezza e di tanto in tanto problemi di violenza,
con morti e feriti e questa situazione dura dal primo ottobre”.
Guardando al futuro dell’Iraq, l’arcivescovo di Bghdad aggiunge: “Spero e prego tutti i giorni perché finisca questa situazione, si ritrovi la normalità e che si continui a ragionare, dialogare, pensare in un’atmosfera di normalità, perché l’atmosfera non è serena”.
Patriarcato caldeo: tre giorni di digiuno per chiedere la pace
Guardando al futuro dell’Iraq, l’arcivescovo di Bghdad aggiunge: “Spero e prego tutti i giorni perché finisca questa situazione, si ritrovi la normalità e che si continui a ragionare, dialogare, pensare in un’atmosfera di normalità, perché l’atmosfera non è serena”.
Patriarcato caldeo: tre giorni di digiuno per chiedere la pace
Da lunedì 11 a mercoledì 13 novembre “i figli e le figlie” della
Chiesa caldea sono chiamati a digiunare e pregare per chiedere a Dio il
dono della pace e del ritorno alla stabilità in Iraq. Lo ha chiesto
Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei caldei, che, secondo
quanto riportato dall’agenzia Fides, ha anche rinnovato l’appello al
governo e ai manifestanti affinché tutti esercitino “saggezza e
moderazione nel dare priorità all’interesse generale” dell’intero popolo
iracheno, evitando di spargere sangue innocente e di saccheggiare o
danneggiare beni pubblici e privati.
L’analisi della crisi e le possibili soluzioni
L’analisi della crisi e le possibili soluzioni
“In Iraq c’è stato il fallimento complessivo di quel sistema
costituzionale settario, impostato come soluzione post Saddam Hussein”.
Questa l’analisi di Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni
internazionali all’Università Cattolica. “Il sistema settario riproduce
corruzione e rende molto difficile il controllo democratico e la
rendicontazione sulle attività governative. In una situazione come
quella irachena – aggiunge Parsi – si può immaginare come questo abbia
fatto esplodere le tensioni sociali, considerando la condizione
economica assolutamente disastrosa”. Dopo settimane di manifestazioni di
piazza, gli Stati Uniti chiedono elezioni anticipate. Un comunicato del
portavoce della Casa Bianca segnala come gli "Stati Uniti siano
fortemente preoccupati per i continui attacchi contro i manifestanti,
attivisti e media, così come per le restrizioni all'accesso a internet
in Iraq". Per il professor Parsi, però, le elezioni non cambierebbe
molto la situazione: “Serve un ricambio complessivo della classe
politica - aggiunge il docente - e un ridisegno del sistema, che è
difficilissimo a fronte della situazione interna e internazionale”.