"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

11 novembre 2019

Patriarcato caldeo: tre giorni di digiuno per chiedere che in Iraq torni la pace

By Fides

Da lunedì 11 a mercoledì 13 novembre “i figli e le figlie” della Chiesa caldea sono chiamati a digiunare e pregare per chiedere a Dio il dono della pace e del ritorno alla stabilità in Iraq. Lo ha chiesto Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei caldei, invitando a ricorrere alle armi spirituali del digiuno e della preghiera per chiedere la fine del caos e delle violenze che stanno insanguinando il Paese. Il Primate della Chiesa caldea ha anche rinnovato l’appello al governo e ai manifestanti affinché tutti esercitino “saggezza e moderazione nel dare priorità all’interesse generale” dell’intero popolo iracheno, evitando di spargere sangue innocente e di saccheggiare o danneggiare beni pubblici e privati.
Al momento sono almeno 320 gli iracheni rimasti uccisi negli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza che da settimane dilagano in tutto il Paese.
Nelle ultime ore, l’amministrazione USA è intervenuta sulla crisi irachena con una dichiarazione del portavoce della Casa Bianca diffusa dall’Ambasciata USA a Baghdad, nella quale si prende posizione a favore dei manifestanti e si indica la strada delle elezioni anticipate come via per provare a uscire dal caos e placare le proteste antigovernative, esplose a inizio ottobre e finite nel sangue. Il comunicato USA di fatto giustifica le proteste come una comprensibile reazione davanti all’accrescersi dell’influenza iraniana in Iraq.