Louis Raphael Card. Sako
Con il proseguimento delle
dimostrazioni ,ormai al completamento del suo secondo mese, questa
manifestazione non ha precedenti sul livello di dimensioni, diversità
dei partecipanti e qualità delle richieste, sono diventate nel tempo
“autorità nazionale”, hanno confuso la vita dei cittadini , diviso il
governo, è il paese è principalmente debilitato dalle guerre, e
sopraffatto da debiti e problemi. Quindi la situazione non sopporta
più. È necessario leggere attentamente la scena, gestire la crisi e
guardare sul serio alle legittime richieste dei manifestanti, per
salvare il paese ed evitare che entri in un tunnel sconosciuto.
Queste manifestazioni sono un
movimento popolare pacifico che non ha niente a che fare con le
considerazioni di partiti e sette. Questi giovani sono disperati
dall’autorità politico, perché dal 2003 non hanno avuto, da
quest’autorità, altro che discorsi e promesse, inoltre si è diffusa nel
tempo, la corruzione, la mentalità settaria e il godere individuale
della ricchezza del paese, e anche l’aggravamento della povertà, la
disoccupazione, i servizi malfatti, senza dimenticare l’emigrazione di
persone di talento.
Tutto questo ha scatenato
sdegno pubblico diffuso in molte aree e ha spinto i manifestanti rottare
la barriera della paura per uscire nelle strade. Questi giovani hanno
perso la speranza, che la situazione possa migliorare. Per questo
motivo manifestano in strada chiedendo i loro diritti legittimi: una
PATRIA che unisca tutti gli iracheni senza eccezioni e preservi la
ricchezza del paese per ottenere una vita libera e degna per loro e per i
loro figli. Questo è ciò che abbiamo sentito quando abbiamo visitato
Tahrir Square il 2 novembre 2019.
Dunque, la situazione sta
peggiorando e il bilancio delle vittime è elevato :un gran numero di
morti e migliaia dei feriti, alcune strade sono state bloccate, e un
gran numero di scuole e università sono chiuse, il movimento in strada è
quasi paralizzato, ma la volontà di lottare per la libertà, la dignità e
la pace di questi giovani è rimasta ferma.
Pertanto, la situazione ha
bisogno della sapienza e della saggezza, e queste manifestazioni non
devono essere sottovalutate, perché possono portare al crollo di
sicurezza e al collasso economico. Spetta all’autorità politica cercare
di raggiungere una visione chiara attraverso il dialogo coraggioso per
trovare un meccanismo efficace per un serio cambiamento tramitte la
formazione d’una cellula comune di crisi . Tale visione aiuterà ad
uscire da una simile crisi e fermare lo spargimento di sangue degli
iracheni, bisogna iniziare a costruire uno stato forte, su una base
sana, che salvaguardi i suoi cittadini con i loro diritti e la loro
dignità, mentre inizia a costruire relazioni internazionali basate sulla
sovranità e sulla cooperazione reciproca. Si noti che l’autorità
religiosa ha espresso nel sermone del venerdì 15 novembre il suo
sostegno alle loro richieste.
Noi come chiesa seguiamo con
grande preoccupazione la situazione attuale, preghiamo e speriamo che è
giunta l’ora di porre positivamente fine a questa situazione
preoccupante, in modo che la nostra terra, terra di Abramo, torni ad
essere la terra della pace, dell’amore e della fratellanza, in
particolare l’anno prossimo entreremo nel primo centenario
dell’indipendenza dell’Iraq.
Signore della pace, dai la pace al nostro Iraq.