"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

25 novembre 2019

È l’ora di trovare una soluzione seria e rapida per la crisi in Iraq

By Patriarcato Caldeo
Louis Raphael Card. Sako

Con il proseguimento delle dimostrazioni ,ormai al completamento del suo secondo mese, questa manifestazione non ha precedenti sul livello di dimensioni, diversità dei partecipanti e qualità delle richieste, sono diventate nel tempo “autorità nazionale”, hanno confuso la vita dei cittadini , diviso  il governo, è il paese è principalmente debilitato dalle guerre, e sopraffatto da debiti e problemi. Quindi la situazione non sopporta più. È necessario leggere attentamente la scena, gestire la crisi e guardare sul serio alle legittime richieste dei manifestanti, per salvare il paese  ed evitare che entri in un tunnel sconosciuto.
Queste manifestazioni sono un movimento popolare pacifico  che non ha niente a che fare con le considerazioni di partiti e sette. Questi giovani sono disperati dall’autorità politico, perché dal 2003 non hanno avuto, da quest’autorità, altro che discorsi e promesse, inoltre si è diffusa nel tempo, la corruzione, la mentalità settaria e il godere individuale della ricchezza del paese, e anche l’aggravamento della povertà, la disoccupazione, i servizi malfatti, senza dimenticare l’emigrazione di persone di talento.
Tutto questo ha scatenato sdegno pubblico diffuso in molte aree e ha spinto i manifestanti rottare  la barriera della paura  per uscire nelle strade. Questi giovani hanno perso la speranza, che la situazione possa migliorare. Per questo motivo manifestano in strada chiedendo i loro diritti legittimi: una PATRIA che unisca tutti gli iracheni senza eccezioni e preservi la ricchezza del paese per ottenere una vita libera e degna per loro e per i loro figli. Questo è ciò che abbiamo sentito quando abbiamo visitato Tahrir Square il 2 novembre 2019.
Dunque, la situazione sta peggiorando e il bilancio delle vittime è elevato :un gran numero di morti e migliaia dei feriti, alcune strade sono state bloccate, e un gran numero di scuole e università sono chiuse, il movimento in strada è quasi paralizzato, ma la volontà di lottare per la libertà, la dignità e la pace di questi giovani è rimasta ferma.
Pertanto, la situazione ha bisogno della sapienza e della saggezza, e queste manifestazioni non devono essere sottovalutate, perché possono portare al crollo di sicurezza e al collasso economico. Spetta all’autorità politica cercare di raggiungere una visione chiara attraverso il dialogo coraggioso per trovare un meccanismo efficace per un serio cambiamento tramitte la formazione d’una cellula  comune di crisi . Tale visione aiuterà ad uscire da una simile crisi e fermare lo spargimento di sangue degli iracheni, bisogna iniziare a costruire uno stato forte, su una base sana, che salvaguardi i suoi cittadini con i loro diritti e la loro dignità, mentre inizia a costruire relazioni internazionali basate sulla sovranità e sulla cooperazione reciproca. Si noti che l’autorità religiosa ha espresso nel sermone del venerdì 15 novembre il suo sostegno alle loro richieste.
Noi come chiesa seguiamo con grande preoccupazione la situazione attuale, preghiamo e speriamo che è giunta l’ora di porre positivamente  fine a questa situazione preoccupante, in modo che la nostra terra, terra di Abramo, torni ad essere la terra della pace, dell’amore e della fratellanza, in particolare l’anno prossimo entreremo nel primo centenario dell’indipendenza dell’Iraq.
Signore della pace, dai la pace al nostro Iraq.