Fonte: SIR
“Mettere fine alle operazioni criminali contro i cristiani di Mosul oppure fornire loro mezzi o armi per difendersi. Non è più tollerabile che vengano uccisi come pecore”. A dichiaralo al Sir è il patriarca siro-cattolico di Antiochia, Ignatius Joseph III Younan, riferendo del contenuto di una sua lettera inviata al premier iracheno Nuri al-Maliki per perorare la causa dei cristiani locali.
"Non intendo in nessun modo istigare all’insurrezione armata – precisa il patriarca – i cristiani, infatti, sono gente pacifica, non hanno armi né milizie, ma sollevare il problema della difesa e della protezione della comunità cristiana. Adesso entrano anche nelle case per commettere omicidi. Nella mia lettera chiedo al Governo locale e nazionale di adoperarsi in questa direzione, mettendo a disposizione guardie e soldati armati a difesa delle case e dei luoghi cristiani. Tutto sotto l’ombrello governativo. Non si tratta di una cosa impossibile. A Mosul sono note le zone abitate da cristiani e le chiese vicino le quali ci sono famiglie di fedeli”. “Come cristiani – aggiunge – siamo chiamati alla speranza e a costruire la pace, ma non possiamo tacere le ingiustizie. Se vogliono che i cristiani lascino Mosul, ce lo dicano”.
"Nella mia lettera al premier chiedo anche l’istituzione di una commissione di inchiesta per fare luce su queste stragi. So che ci sono state riunioni anche con capi tribali, tutte le parti hanno promesso impegno nel trovare gli assassini e nell’impedire questi atti criminali”.
Circa il movente degli attacchi ai cristiani Joseph III Younan afferma che “non è solo politico. I cristiani, infatti, non possiedono pozzi petroliferi, non hanno milizie e non hanno mai minacciato nessuno e soprattutto non hanno grande influenza politica. Queste sono solo scuse che non hanno attinenza con la realtà. Ci sono anche motivi di fanatismo religioso. La realtà che non si può più nascondere: i cristiani vengono uccisi come pecore, come agnellini, in ogni luogo, in strada, nelle scuole, nelle chiese, ed ora anche nelle loro case. E tutto senza conoscere ed arrestare gli autori di questi crimini. Come è possibile?”. “Chiediamo all’Europa – conclude - di difendere i diritti umani e non chiudere gli occhi davanti a questa strage intollerabile di gente innocente e disarmata. L’Ue siede all’Onu e parla di diritti ma deve sapere come si vive minacciati per la fede religiosa”. Intanto, informa il patriarcato siro-cattolico, che ha sede in Libano, “a Beirut il 13 marzo avremo una giornata di preghiera che si concluderà con una marcia di protesta nel quartiere delle Nazioni Unite della capitale”.