By Baghdadhope*
In riferimento ai ripetuti attacchi che negli ultimi giorni hanno colpito la comunità cristiana di Mosul il Patriarca siro cattolico, Mar Ignatius Joseph III Younan, ha inviato un messaggio al primo ministro iracheno Nuri Al Maliki “perché metta fine agli atti criminali contro i cristiani di Mosul o dia loro le armi necessarie a difendersi per non essere ammazzati come pecore.”
Parole forti, specialmente perché pronunciate da un leader cristiano. Parole che però denunciano proprio per il loro peso la disperazione di un’intera comunità che non sa più come fare a fermare la strage dei propri membri.
“Il patriarca siro cattolico ed anche quello caldeo” ha dichiarato a Baghdadhope Mons. Shleimun Warduni, patriarca vicario caldeo “hanno chiesto al governo di istituire una commissione di inchiesta. Devono trovare i colpevoli di questi crimini, devono dirci chi ci sta uccidendo, chi sta causando una nuova fuga dei cristiani da Mosul. In passato – continua Mons. Warduni – ci hanno detto di aver scoperto i colpevoli di altri attacchi contro i cristiani ma noi non abbiamo mai saputo i loro nomi e tantomeno i mandanti. Vogliamo sapere. Ne abbiamo il diritto.”
“Siamo un’antica ma piccola comunità” ricorda il prelato “siamo testimoni della fede dove esserlo è diventato pericoloso. E’ possibile che il nostro destino lasci il mondo indifferente? Siamo profondamente grati per le parole ed i pensieri di solidarietà verso le nostre sofferenze espresse dal Santo Padre, ma chiediamo che la nostra tragedia non venga dimenticata una volta passata, se mai passerà, questa ondata di violenza. Quattro, cinque, dieci assassinii a sangue freddo in pochi giorni riportano l’attenzione su di noi, ma poi le porte del mondo si richiudono e rimaniamo soli ad affrontare il dolore. Un dolore fatto di morte ma anche di fuga, di frustrazione, di sentimenti di impotenza e di forzata estraneità nel nostro paese che tanto amiamo. Ciò che sta succedendo è indegno. Il mondo sta assistendo in diretta all’estinzione di una comunità che nei secoli ha resistito a tutto e che nel giro di pochi anni è stata decimata. Perché? Perché?”
D: Monsignore, oggi l’Arcivescovo di Kirkuk, Mons. Louis Sako ha proposto lo svolgimento di una manifestazione di piazza e di un digiuno per attirare l’attenzione internazionale sul “massacro dei cristiani iracheni” . Cosa pensa di questa proposta?
“Non ne è stata fatta una simile a Baghdad ma da parte mia appoggio l’idea e non mancherò di riproporla. Farei di tutto per porre fine a questa tragedia. Una soluzione deve essere trovata.”
D: Le violenze degli ultimi giorni hanno colpito Mosul ma, alla luce di ciò che lì sta succedendo, il livello delle misure di protezione della comunità cristiana e delle chiese a Baghdad è stato innalzato?
“No. Vicino alle chiese ci sono i posti di controllo della polizia, ma sono uguali a quelli che c’erano prima degli ultimi attacchi a Mosul . Proprio come se non fosse successo niente…”
C’è rabbia, ma anche tristezza nella voce di questo pastore di anime che - si percepisce chiaramente – non sa più come fare a proteggere il suo gregge.
Tutto sarà perduto se dovessero diventare un giorno rassegnazione.
Parole forti, specialmente perché pronunciate da un leader cristiano. Parole che però denunciano proprio per il loro peso la disperazione di un’intera comunità che non sa più come fare a fermare la strage dei propri membri.
“Il patriarca siro cattolico ed anche quello caldeo” ha dichiarato a Baghdadhope Mons. Shleimun Warduni, patriarca vicario caldeo “hanno chiesto al governo di istituire una commissione di inchiesta. Devono trovare i colpevoli di questi crimini, devono dirci chi ci sta uccidendo, chi sta causando una nuova fuga dei cristiani da Mosul. In passato – continua Mons. Warduni – ci hanno detto di aver scoperto i colpevoli di altri attacchi contro i cristiani ma noi non abbiamo mai saputo i loro nomi e tantomeno i mandanti. Vogliamo sapere. Ne abbiamo il diritto.”
“Siamo un’antica ma piccola comunità” ricorda il prelato “siamo testimoni della fede dove esserlo è diventato pericoloso. E’ possibile che il nostro destino lasci il mondo indifferente? Siamo profondamente grati per le parole ed i pensieri di solidarietà verso le nostre sofferenze espresse dal Santo Padre, ma chiediamo che la nostra tragedia non venga dimenticata una volta passata, se mai passerà, questa ondata di violenza. Quattro, cinque, dieci assassinii a sangue freddo in pochi giorni riportano l’attenzione su di noi, ma poi le porte del mondo si richiudono e rimaniamo soli ad affrontare il dolore. Un dolore fatto di morte ma anche di fuga, di frustrazione, di sentimenti di impotenza e di forzata estraneità nel nostro paese che tanto amiamo. Ciò che sta succedendo è indegno. Il mondo sta assistendo in diretta all’estinzione di una comunità che nei secoli ha resistito a tutto e che nel giro di pochi anni è stata decimata. Perché? Perché?”
D: Monsignore, oggi l’Arcivescovo di Kirkuk, Mons. Louis Sako ha proposto lo svolgimento di una manifestazione di piazza e di un digiuno per attirare l’attenzione internazionale sul “massacro dei cristiani iracheni” . Cosa pensa di questa proposta?
“Non ne è stata fatta una simile a Baghdad ma da parte mia appoggio l’idea e non mancherò di riproporla. Farei di tutto per porre fine a questa tragedia. Una soluzione deve essere trovata.”
D: Le violenze degli ultimi giorni hanno colpito Mosul ma, alla luce di ciò che lì sta succedendo, il livello delle misure di protezione della comunità cristiana e delle chiese a Baghdad è stato innalzato?
“No. Vicino alle chiese ci sono i posti di controllo della polizia, ma sono uguali a quelli che c’erano prima degli ultimi attacchi a Mosul . Proprio come se non fosse successo niente…”
C’è rabbia, ma anche tristezza nella voce di questo pastore di anime che - si percepisce chiaramente – non sa più come fare a proteggere il suo gregge.
Tutto sarà perduto se dovessero diventare un giorno rassegnazione.