"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

11 febbraio 2010

Fuga, martirio e altri incubi

Fonte: Jesus

by Luca Attanasio

Gli attentati si susseguono, il Vaticano sembra disattento e i vertici ecclesiastici sono contestati. Di fronte a questa situazione, i caldei iracheni non possono far altro che rifugiarsi in Kurdistan, nella speranza di trovare una terra in cui vivere in pace.
«Come posso chiudere la casa di Dio?». Con queste semplici parole il sacerdote caldeo Ragheed Gani, aveva risposto, con tono mite, al killer che gli chiedeva perché non avesse ancora sbarrato le porte della sua chiesa ai numerosi fedeli che quotidianamente la affollavano. Aveva compreso che ormai non c’era più nulla da fare per lui. E, pronunciando queste parole, ha detto addio a questo mondo. La piccola icona della Madonna che portava al collo, oggi conservata nel reliquiario centrale della parrocchia di Mar Qardakh, a Erbil, nel Kurdistan iracheno, mostra il foro del proiettile che lo ha freddato. Era il 3 aprile 2007 e padre Ragheed era un giovane di 35 anni.
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